Le cure appropriate, ma non assicurate nei tempi prescritti,  provocano danni che possono diventare irreversibili.

Nel 2022 su 29 milioni di ricette la Regione del Veneto ha erogato solo 16 milioni di prestazioni. Sono quindi a 13 milioni le prestazioni mediche, cliniche e di analisi rimaste inevase.

Quasi un cittadino veneto su due è costretto a rinunciare alle cure o a rivolgersi al settore privato pagando di tasca propria per superare i tempi infiniti delle liste d’attesa.

Per questo il Partito democratico del Veneto lancia una petizione, da sottoscrivere nei circoli e online, per chiedere alla Regione di abbattere i tempi di attesa, rispettare i criteri di priorità e garantire il diritto universale alla salute. Serve un’alleanza con tutti i cittadini per imprimere un cambiamento nella organizzazione della sanità da parte della giunta regionale.

«La salute è anche una questione di tempo – dice Andrea Martella, segretario regionale del PD veneto – e quando una persona deve attendere anche 6, 9 o 12 mesi per fare una visita è un fallimento per la Regione ed è chiaro che di fatto le viene negato il diritto alla salute. Eccellenti sono medici e infermieri che assicurano il servizio in condizioni sempre più disagiate. Diverso è il giudizio sull’organizzazione della sanità che compete alla Regione».

Oltre alle tasse, nel solo 2022 i veneti hanno speso 730 euro pro capite per garantirsi l’accesso alla diagnostica e alle cure.

Il Partito democratico del Veneto lancia una petizione, da sottoscrivere nei circoli e online, per chiedere alla Regione di abbattere i tempi di attesa, rispettare i criteri di priorità e garantire il diritto universale alla salute.

Oltre ai tempi delle liste d’attesa, al centro della mobilitazione, , che impegnerà nelle prossime settimane tutto il PD del Veneto ci sono la carenza di medici di medicina generale, il potenziamento dei servizi per la salute mentale e l’aumento dei professionisti della sanità a partire da quelli che operano nei Pronto Soccorso,  la valorizzazione dei professionisti della salute, in primis medici ospedalieri e infermieri. Ad esempio, se non si trova il proprio medico di medicina generale si incentiva l’accesso improprio al pronto soccorso ove peraltro manca il personale.

“In Veneto il Servizio sanitario regionale  non ha svolto la funzione per cui è sorto e il diritto alla salute non è stato garantito”, dice ancora Andrea Martella. E aggiunge: “Zaia si assuma le sue responsabilità e non faccia come al solito lo scaricabarile. Certo, la pandemia ha peggiorato la situazione che presentava già delle criticità e noi non abbiamo mancato di denunciarle, ma è intollerabile che alle nostre critiche si risponda continuando con la narrazione dell’eccellenza veneta: eccellenti sono medici e infermieri che svolgono il loro lavoro in condizioni sempre più disagiate, mentre ben diverso è il giudizio sulla organizzazione che compete alla Regione”.

Partito Democratico
Circolo di Cadoneghe