Ogni volta che il centro-destra approda al governo del Paese, dilaga la protesta tra le istituzioni culturali, teatrali e musicali per i ventilati tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo (F.U.S.), la riserva di soldi pubblici che sostiene l’attività dei maggiori teatri, orchestre, rassegne, enti, fondazioni culturali ecc. La Fenice di Venezia, o l’Arena di Verona, per esempio, di questi soldi hanno bisogno per continuare a esistere: non sono sufficienti i biglietti dei concerti e gli sponsor privati.
Fermo restando che è doveroso un controllo vigile sull’impiego di queste risorse (davvero tutti gli enti spendono bene i contributi pubblici? Hanno altre fonti di finanziamento o sono carrozzoni tenuti in vita artificialmente a beneficio di qualche “amico”?), è significativo l’atteggiamento da parte del centro-destra berlusconiano nei confronti della cultura e di chi lavora e opera nel settore.
La cultura costa alla collettività, costa a tutti, anche a coloro che non ne fruiscono direttamente, e per questo piace poco a chi dà priorità assoluta ai numeri e ne ha una scarsa o nulla considerazione.
Nessuno in Austria o in Germania si sognerebbe di discutere se sia giusto o meno sostenere le grandi orchestre sinfoniche, che sono considerate un patrimonio storico e culturale irrinunciabile. In Italia invece si mette in discussione tutto. Ciò che altrove è visto come un investimento, che genera “ricchezza” non solo materiale e che produce benefici tangibili, qua viene invece considerato un costo puro, tollerato con malcelato fastidio.
La cultura, attraverso tutte le sue molteplici manifestazioni (musica, arte, teatro, ma anche tradizioni popolari, gastronomia, ecc), è per l’Italia una risorsa straordinaria, una delle eccellenze a cui aggrapparsi per tirar fuori il nostro paese dal pantano in cui è stato cacciato dalla recessione globale e dal malgoverno degli ultimi decenni.
Cadoneghe in questo frangente si è dimostrata un comune più vicino all’Europa che all’Italia attuale. Ha sempre investito risorse importanti per la cultura (un calendario di eventi tra i più ricchi della provincia, l’Orchestra di Fiati, le attività della Biblioteca e il sostegno alle associazioni locali) e ha tra i suoi progetti la realizzazione di nuovi spazi, con la convinzione che si tratti di un aspetto fondamentale e non marginale della crescita civile della comunità.
Il recuperato spazio Breda, ben valorizzato dalle iniziative popolarissime dell’estate scorsa, ne è la testimonianza. E’ un valore acquisito ormai da tutta la collettività, da mantenere, preservare e valorizzare. Un valore aggiunto che può fare la differenza tra un vivere “banale” e un vivere “consapevole”.
Alberto Savio