I referendum chiedono di cancellare la legge Severino del 2012 sull’incandidabilità e decadenza dei condannati (scheda rossa), di impedire la custodia cautelare quando c’è il pericolo di compiere di nuovo lo stesso delitto (scheda arancione), di eliminare del tutto il passaggio di funzioni da giudice a pubblico ministero (scheda gialla). E poi due referendum proprio tecnici: sugli avvocati con diritto di voto nei consigli giudiziari e in Cassazione (scheda grigia), e sullo stop alle firme, da 25 a 50, per chi vuole candidarsi al Csm (scheda verde).

Il Partito Democratico, nel giudizio del segretario Enrico Letta, ritiene che “una vittoria dei sì in questi referendum aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe”. Comunque – dice sempre Letta – in una materia come questa, molto complessa, e di fronte a quesiti molto diversi tra loro la scelta è principalmente degli elettori.

Anche per questo il Circolo del Partito Democratico di Cadoneghe ha realizzato per i propri iscritti ed elettori un numero di “Lettera Democratica” in cui riassume i contenuti e i possibili risultati dei cinque referendum. Per ognuno c’è anche il giudizio orientativo del PD.

Ci sembra utile mettere a disposizione di tutti i concittadini questo numero di Lettera Democratica.

 

LETTERA DEMOCRATICA DI SABATO 11 GIUGNO 2022

Domenica 12 giugno si potranno votare cinque referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali. Sono referendum abrogativi, che chiedono cioè l’abrogazione parziale di leggi o atti con valore di legge.
Dei cinque quesiti tre hanno a che fare con l’ordinamento giudiziario, due riguardano invece profili specifici in materia di processo penale e di contrasto alla corruzione. Alcuni dei quesiti intervengono su questioni già affrontate dalla riforma strutturale della giustizia su cui sta attualmente votando il Parlamento, come la riorganizzazione del Consiglio superiore della Magistratura, il CSM.
LA POSIZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO
I referendum sono uno strumento importante di partecipazione democratica. Ma su molti dei temi il Parlamento ha già avviato riforme incisive: avremo una giustizia più equa ed efficiente. Certamente la riforma Cartabia del Csm è migliore e più incisiva dei possibili risultati dei referendum, che appaiono strumentali e superati dalla riforma.
Nasce da queste valutazioni la posizione del Partito Democratica proposta nella Direzione nazionale del 17 maggio dal segretario Enrico Letta: cinque no ai quesiti, perché “i referendum aprirebbero più problemi di quanti ne risolverebbero”. In particolare, perché tre quesiti referendari sono “coperti” dalla Riforma Cartabia (una volta approvata), mentre per gli altri due (abrogazione del Decreto Severino e modifica delle norme sulle misure cautelari) c’è sostanziale contrarietà.
Quella del segretario è una proposta: lo stesso Letta ha aggiunto che “c’è la libertà dei singoli, a maggior ragione per una materia così complessa e rispetto a quesiti molto diversa fra loro”. Insomma, ogni iscritto o elettore si faccia una propria idea e voti di conseguenza; oppure non partecipi al voto facendo venire meno il quorum necessario (affinché il referendum sia valido deve partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto).
Come contributo ad una scelta informata, il Partito Democratico di Cadoneghe propone ad iscritti ed elettori una rapida scheda sui cinque referendum con l’indicazione dei loro contenuti, degli eventuali risultati e della posizione del PD nazionale.

I CINQUE REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

Elezione dei membri “togati” del Csm
Il contenuto – Richiesta di abrogare la norma per cui oggi un magistrato che si vuole proporre come membro del CSM deve raccogliere almeno 25 firme di altri magistrati a sostegno della sua candidatura.
Gli effetti se vince il Sì – Il singolo magistrato potrà presentare la propria candidatura in autonomia senza il supporto di altri magistrati e delle “correnti” interne al CSM.
La posizione del PDTendenzialmente NO: il quesito referendario, che interviene su una questione minima e non porterebbe a cambiamenti rilevanti, è coperto dalla Riforma Cartabia del CSM, in fase di approvazione finale.

Valutazione della professionalità dei magistrati
Il contenuto – Richiesta di abrogare la norma per cui la componente laica (docenti ed avvocati) del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari è ora esclusa dalle discussioni e dalle valutazioni sulla professionalità dei magistrati.
Gli effetti se vince il Sì – I membri laici (docenti ed avvocati) avrebbero diritto di voto in tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari con l’obiettivo di rendere più oggettivi e meno autoreferenziali i giudizi sull’operato dei magistrati.
La posizione del PDTendenzialmente NO: il quesito referendario è parzialmente coperto dalla Riforma Cartabia del CSM, in fase di approvazione finale (diritto di voto per gli avvocati, non per i docenti universitari). C’è comunque da chiedersi se sia opportuno affidare un ruolo attivo agli avvocati nel redigere pareri sui magistrati di cui, all’interno dei processi, rappresentano la controparte.

Separazione delle funzioni giudicanti e requirenti dei magistrati
Il contenuto – Richiesta di abrogare numerose disposizioni che fondano o danno la possibilità ai magistrati di passare dalla funzione requirente (accusa) alla funzione giudicante (giudizio), o viceversa.
Gli effetti se vince il Sì – Si separerebbero nettamente le due funzioni: a inizio carriera il magistrato dovrebbe scegliere o per la funzione giudicante o per quella requirente, senza più la possibilità di passare dall’una all’altra.
La posizione del PDTendenzialmente NO: il quesito referendario è parzialmente coperto dalla Riforma Cartabia, in fase di approvazione finale, con la previsione che sia possibile fare il passaggio di funzioni da giudice a pubblico ministero e viceversa una sola volta, e che questo avvenga nei primi dieci anni di carriera.

Limitazione delle misure cautelari
Il contenuto – Richiesta di abrogare ultima parte dell’art. 274 del codice di procedura penale, cioè la possibilità di applicare una misura cautelare, anche in caso di reati meno gravi, motivandola con il pericolo di reiterazione dello stesso reato.
Gli effetti se vince il Sì – Verrebbe eliminata l’ultima parte dell’articolo 274 del codice di procedura penale, e cioè la possibilità, per i reati meno gravi, di motivare una misura cautelare con il solo pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede.
La posizione del PDTendenzialmente NO: l’articolo 274 stabilisce già dei limiti per l’applicazione di misure cautelari; inoltre, il quesito non interviene solo sulla custodia cautelare in carcere e sugli arresti domiciliari, ma anche su altre forme di misure cautelari come l’obbligo o il divieto di soggiorno, l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla persona offesa, il divieto temporaneo di esercitare una professione o un’impresa, la sospensione della potestà genitoriale e altro ancora (misure spesso utilizzate nei casi di violenza domestica o contro le donne).

Abolizione del Decreto Severino
Il contenuto – Richiesta di abrogare il Decreto legislativo Severino del 2012 che prevede una serie di misure per limitare – nelle cariche pubbliche elettive – la presenza di persone che hanno commesso determinati reati.
Gli effetti se vince il Sì – Anche chi è stato condannato in via definitiva per determinati reati potrà candidarsi, essere eletto alle elezioni politiche o amministrative e restare in carica, o ricoprire incarichi di governo, senza alcuna decadenza per effetto della condanna. Per ottenere effetti simili al Decreto Severino il Giudice dovrebbe integrare la condanna base con l’interdizione dai pubblici uffici.
La posizione del PDNO: pur riconoscendo la necessità di eliminare alcuni automatismi nell’applicazione del Decreto Legislativo Severino, il PD ha presentato una proposta di riforma, non di sua integrale abrogazione. Il Decreto Severino, infatti, rappresenta uno dei più ampi interventi normativi di contrasto alla corruzione degli ultimi anni.

 

Partito Democratico
Circolo di Cadoneghe