“Io so con certezza che la Nuova Strada Regionale del Santo che inauguriamo potrà essere a quattro corsie, anziché con le due attuali”. Nella cronaca del 25 marzo 2011 i quotidiani veneti riferiscono la certezza dell’assessore regionale Renato Chisso. Dieci anni dopo, le corsie della Regionale 308 sono sempre le stesse (due) e sempre lo stesso è il presidente della Regione (Luca Zaia) che dopo aver ascoltato il suo assessore Chisso aveva inaugurato il completamento della Regionale del Santo con l’apertura del tratto da Resana a Castelfranco.

Compie, dunque, appena 10 anni la “308”. Li porta però molto male, perché il traffico l’ha invecchiata ogni giorno di più, ancor prima di essere completata.

Fra poco avrà il nuovo ospedale di Padova a sud e l’autostrada Pedemontana Veneta a nord: l’esito finale è la paralisi.

Due anni fa un protocollo territoriale

Con questa consapevolezza a gennaio del 2019 in un “tavolo propositivo e operativo” con tutti i sindaci dei Comuni attraversati dalla Regionale 308, con i  presidenti delle Province di Padova e Treviso, con i responsabili tecnici e politici della Regione Veneto e con tutti i portatori di interessi “pubblici” riguardanti gli aspetti sociali, economici e anche sanitari, l’allora sindaco di Cadoneghe, Michele Schiavo, ha siglato un protocollo d’intesa che prevedeva , tra l’altro, la ricerca di finanziamenti e l’avvio delle prime fasi per l’allargamento.

Finalmente, c’è la volontà di portare avanti i progetti e trovare una soluzione vera per il traffico, anche alla luce del fatto che il Consiglio regionale del Veneto alla fine dell’anno o al massimo entro 2022, approverà il Piano della Viabilità che Veneto Strade sta già redigendo.

Non bisogna però dare nulla per acquisito.

Per dare fondamento alla citata “certezza” dell’assessore Chisso, infatti, il Consiglio regionale con la delibera 115 del 19 settembre 2012 aveva integrato il piano triennale opere viabilità con l’intervento di raddoppio corsie della SR 308 per un valore di 45 milioni di euro. Soldi che le tre giunte regionali di Luca Zaia non hanno mai spesi.

Nel 1974 il primo comitato, nel 1979 il primo progetto

Del resto, la “lentezza” nella realizzazione fa parte della natura stessa di questa strada.

Cominciarono col chiamarla “Nuova strada statale 307”. Erano gli anni Sessanta del Novecento, ma era già allora chiaro il ruolo strategico che un nuovo collegamento tra Padova e Castelfranco Veneto avrebbe avuto nella viabilità complessiva del Veneto.

Rileggiamo una relazione di mezzo secolo fa.

La nuova strada statale 307, detta “del Santo”, è destinata a collegare la città di Padova, all’uscita a Padova est dell’autostrada A4 Milano-Venezia, con la zona centro-nord del Veneto fino a Castelfranco Veneto (Treviso).

Essa è inserita in un sistema stradale di comunicazione e di trasporti a rete, per cui unirà direttamente le province e le città di Rovigo e di Padova con la strada statale n. 245, la quale collega Venezia-Mestre-Marghera con le province di Trento e di Bolzano. Inoltre, la strada statale n. 307 è la strada obbligatoriamente da percorrere per collegare le province di Rovigo e di Padova con le zone montano-turistiche di Belluno, delle Dolomiti e del Cadore e con la provincia di Treviso.

La nuova strada statale, in sé breve perché consta complessivamente di 23,900 chilometri, è stata divisa nel progetto e nella realizzazione in due lotti, articolati in tre stralci.

All’inizio del 1960, con l’aumento della motorizzazione, prima graduale, poi rapidissimo, si avviarono i primi studi e progetti per un radicale ammodernamento della strada statale n. 307 “del Santo”.

Nel 1974 le amministrazioni delle Province di Padova, di Treviso e di Belluno e dei Comuni interessati formano un Comitato per l’ammodernamento della strada statale n. 307 “del Santo” e provvedono a redigere un progetto generale di massima, con tracciato tutto in sede nuova. C’è poi un progetto esecutivo del tratto di 16 chilometri da Reschigliano alla strada statale n. 245 “Castellana” in comune di Resana.

 Il progetto generale di massima fu approvato dal consiglio di amministrazione dell’ANAS il 26 settembre 1979. Dieci anni dopo nel 1989 il piano finanziario dell’opera in lire riportava il dato di 66 miliardi e 700 milioni. Nel 2001 il dato in euro riportava 48 milioni e 200 mila.

Dalla “scorciatoia” del rondò Sauro a Campodarsego

Tornando all’attualità, la speranza ora è che un saggio equilibrio possa far comprendere ai professionisti della politica attuale, anche di Cadoneghe, che non servono ingressi nuovi in una strada vecchia, insufficiente e costosissima a livello manutentivo. Serve al più presto raddoppiarla.

Raddoppio da realizzare primariamente nel tratto da Cadoneghe a Campodarsego. A Cadoneghe dal rondò Nazario Sauro a Padova la Regionale è già con le due corsie per senso di marcia e tantissimi automobilisti, pur di non incolonnarsi per chilometri partendo anche da Borgoricco, attraversando le strade di campagna e anche qualche strada di quartiere, arrivano qui per imboccare la strada a doppia corsia. Questo è un fatto testato direttamente da ogni automobilista.

Qualsiasi problema non si risolve mai “spostandolo”, ma identificandolo bene, senza visioni di parte e senza perdere il buon senso delle risposte.

Gruppo Consiliare
del Partito Democratico di Cadoneghe