Corpi di donne associati al prodotto reclamizzato (prevalentemente destinato al consumatore maschio) come fossero una cosa unica da acquistare. Manifesti così non li vedremo più sui cartelloni stradali e sui veicoli. Il divieto è ora previsto dal Codice della Strada modificato dal Decreto Infrastrutture.

Questa la nuova norma introdotta nel Codice della strada:

“È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.

“Troppo spesso, ancora oggi, vediamo pubblicità che utilizzano messaggi che mortificano le donne o sono più o memo discriminatori. Senza nessuna volontà di censura, è il momento di dire basta e di promuovere invece una cultura del rispetto verso tutti gli individui”, dice Alessia Rota, parlamentare del Partito Democratico e presentatrice della nuova norma.

La norma prevede che “in caso di violazione l’autorizzazione rilasciata è immediatamente revocata”: la pubblicità dovrà quindi essere rimossa e “nei casi più gravi, l’ente proprietario può disporre l’immediata rimozione del mezzo pubblicitario”.

Per la Destra sarebbe “libertà di espressione”

Era ora. Eppure, per superare malumori e contrarietà delle Destre, Lega e FdI, al Senato il governo è costretto a mettere la fiducia sul decreto.

“Viene introdotta una misura ideologica che limita in modo ambiguo e per questo particolarmente pericoloso la libertà di espressione”, protesta il senatore Lucio Malan, recente “acquisto” della Meloni.  La Lega, con il senatore Romeo, la butta sui rapporti Parlamento-Governo: “Gli emendamenti erano davvero pochi, in questo caso solo 30, e potevano essere votati in poco tempo. Perché si continua a voler esautorare il Parlamento?”. La finalità è la stessa per entrambe le Destre: cancellare la norma. Ma a bloccare la trappola è stata la richiesta del governo di mettere la fiducia sul testo.

La deputata Alessia Rotta va giù duro contro la Destra:

“Con la scusa della inesistente ideologia gender, continua a dimostrare di non avere alcuna intenzione di combattere le discriminazioni e la violenza del linguaggio. Non si spiega altrimenti la battaglia ingaggiata al Senato contro il nostro emendamento mirato a vietare manifesti pubblicitari sessisti, discriminatori e violenti. Questo atteggiamento, tra l’altro, dimostra ancora una volta che questa Destra non aveva alcuna intenzione di mediare per l’approvazione del ddl Zan”.

L’esperienza dell’amministrazione comunale di Rimini

Al di là delle schermaglie parlamentari, sulla sostanza della nuova norma voluta dal Partito Democratico è politicamente interessante il giudizio di Nadia Rossi, che prima di essere consigliera regionale PD in Emilia è stata assessora alle politiche di genere del Comune di Rimini e fin da 2021 aveva lanciato il “Protocollo contro la pubblicità sessista e lesiva della dignità dei generi”.

Riportiamo il commento che Nadia Rossi pubblica nel suo sito internet e che può essere un invito ad iniziative anche nel Comune di Cadoneghe.

È un primo passo verso uno stop definitivo a messaggi odiosi che sono veicolati attraverso la pubblicità. Non si tratta in alcun modo di limitare la comunicazione, ma di rendersi conto di quanto anche la pubblicità possa incidere nella formazione del pensiero dei più giovani e della società, andando a colpire le minoranze, i più deboli e quindi i più vulnerabili. Un messaggio discriminatorio può contribuire ad alimentare comportamenti violenti e fenomeni come disturbi alimentari, squilibri emotivi, psichici. Già nel 2012, da Assessora alle politiche di genere del Comune di Rimini, avevo lanciato la proposta di quello che è divenuto il ‘Protocollo contro la pubblicità sessista e lesiva della dignità dei generi’ sottoscritto dalle più importanti agenzie pubblicitarie del territorio, dai media e successivamente da grandi aziende locali. Fu un grande e importante lavoro condotto dal Comune che nasceva con il proposito di mantenere alta l’attenzione verso ogni forma di comunicazione pubblicitaria che tende a costruire un senso comune maschilista o con elementi di omofobia e transfobia. Un protocollo ancora molto attuale”.

“L’emendamento Pd al decreto infrastrutture agisce sulle pubblicità lungo le strade e sui veicoli, non è onnicomprensivo di tutte le pubblicità sessiste e denigratorie che circolano anche sul web o sui giornali. Mi auguro che si vada in questa direzione, studiando le metodologie più efficaci e coinvolgendo un ampio pubblico di portatori di interesse. Si può fare comunicazione inclusiva e marketing senza offendere, denigrare, discriminare; basta puntare sulle professionalità e le competenze giuste. La società sta andando verso una direzione nuova e la politica deve interpretare ed agevolare questo cambiamento, non ostacolarlo”.

Partito Democratico
Circolo di Cadoneghe