Come sempre è a partire dalle cifre che si può comprendere l’entità di un fenomeno: quella del gioco d’azzardo è la terza industria italiana, non per numero di addetti o per movimenti generati nella bilancia dei pagamenti, ma per flusso di denaro: 100 miliardi di fatturato, ovvero il 4% del PIL nazionale. Le stime dicono che in Italia ci sono 15 milioni di giocatori abituali, di cui 3 a rischio patologico e quasi 1 che ha già sviluppato forme di dipendenza. Cifre allarmanti, che segnano una vera e propria emergenza dei nostri tempi.
La storia lo insegna: in periodi di crisi molte persone tentano la fortuna per risolvere i loro problemi economici. Ci sono anziani che si giocano in pochi giorni la scarsa pensione al lotto, giovani che passano il loro tempo davanti alle slot-machine, madri e padri di famiglia che in poco tempo si distaccano completamente dalla realtà e perdono di vista ogni relazione affettiva. Spesso intorno ai luoghi del gioco d’azzardo si organizza la criminalità. Ci sono persone che si consegnano nelle mani degli usurai, altre che finiscono nella dipendenza da droga o alcol. Ma c’è di più. Con la diffusione di Internet e dei mezzi di comunicazione e di pagamento telematici, il gioco d’azzardo ora raggiunge direttamente le persone in casa loro, senza più barriere di alcun genere.
Tutto questo, e in particolare l’assoluta mancanza di controlli e di regolamentazioni – dice il sindaco di Cadoneghe, Mirco Gastaldon – ha dei costi sociali, culturali e sanitari altissimi: Il gioco d’azzardo sottrae ore al lavoro, alla vita affettiva, al tempo libero e produce sofferenza psicologica, di relazione, educativa, materiale, di aspettativa di futuro. Trasforma la percezione della realtà, soprattutto nei soggetti più deboli ed esposti. Dobbiamo porre fine a tutto questo. Il gioco d’azzardo lecito è materia statale, e i Sindaci non hanno alcun potere regolativo, ispettivo, autorizzativo. Ciò significa che non possono ad esempio vietare l’apertura dell’ennesima sala scommesse o stabilirne l’orario di apertura o di chiusura. Per questo il Comune di Cadoneghe ha deciso di sottoscrivere il “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” e sta già promuovendo (su iniziativa de l’Italia dei Valori) una raccolta di firme dei cittadini per chiedere una nuova legge nazionale, fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’accesso. I cittadini che vorranno firmare la proposta di legge potranno farlo presso lo Sportello del Cittadino fino al 16 dicembre. Chiederemo anche leggi regionali in cui siano esplicitati i compiti e gli impegni delle Regioni per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dai rischi del gioco d’azzardo, per il sostegno alle azioni degli Enti locali. E soprattutto vogliamo che sia consentito il potere di ordinanza dei sindaci per definire l’orario di apertura delle sale gioco e per stabilire le distanze dai luoghi sensibili, e sia richiesto ai Comuni il parere preventivo e vincolante per l’installazione dei giochi d’azzardo».
Venerdì 20 settembre alla Camera vi è stata la prima lettura di un disegno di legge volto ad aiutare le amministrazioni in questo compito. Ma occorre sostenere questo iter perché anche questa iniziativa non si areni e in tal senso vanno le iniziative sopra indicate. «Contrastare la diffusione del gioco d’azzardo a partire dal territorio è possibile – conclude il sindaco –: lo possiamo fare innanzitutto attraverso statuti, regolamenti e ordinanze comunali, ma anche mediante controlli della Polizia locale sulle sale gioco e su coloro che le frequentano. Si tratta di strumenti di normale gestione amministrativa, non di misure eccezionali. Ma saranno efficaci anche per contrastare questa piaga, se lo Stato ci dà la possibilità di servircene».