Questa mattina, in sala consiliare, si è tenuta la presentazione del libro “IL CAPO – Biografia di Alberto Cassol, Falce, partigiano e professore” di Alessandro Naccarato, edito da Il Poligrafo e realizzato dalla Fondazione Nuova Società e dall’associazione “Alberto Cassol” di Cadoneghe.
A fare gli onori di casa il sindaco Mirco Gastaldon che ha ricordato i suoi incontri con Cassol, all’epoca dell’inizio del suo mandato. “Ricordati che la fiducia dei cittadini va riconquistata giorno dopo giorno” fu il messaggio più importante che il “professore”, com’era abituato a chiamarlo, gli volle trasmettere.
Flavio Zanonato, sindaco di Padova, che conobbe molti anni fa Alberto Cassol e che con lui aveva un rapporto di grande cordialità, ha ricordato il culto di Cassol per i valori della democrazia, il profondo rispetto per la religione, l’alto profilo umano e la concezione “dialettica” della politica, mai arroccata su posizioni rigide e immodificabili, ma sempre tesa alla ricerca della migliore soluzione possibile per la comunità nel suo complesso. Ha certamente incarnato i tratti migliori e più moderni del comunismo italiano, confluiti poi nel Partito Democratico.
Alessandra Baldan, sindaco di Cadoneghe nei primi anni 90, ha parlato di un forte senso di mancanza affettiva e politica a due anni dalla scomparsa di una figura straordinaria, che fece fare a Cadoneghe un vero e proprio salto di qualità quando, nel 1971, venne con la moglie Elda Galbo a vivere nel nostro comune, impegnandosi da subito nell’attività della locale sezione del PCI. La sua autorevolezza era riconosciuta da tutti e fu un protagonista di una stagione complessa, quella della “politica delle intese” che vide il PCI e la DC locale concordare scelte programmatiche comuni per evitare il commissariamento del comune, dopo l’esito incerto delle elezioni del 1976. Alessandra Baldan ha sottolineato anche le analogie tra la situazione politica attuale e quella stagione, che sul piano nazionale vedeva sperimentazioni politiche importanti promosse su fronti opposti da Moro e Berlinguer, nel segno della priorità dell’interesse nazionale.
Tino Bedin, ex senatore del PPI e dell’Ulivo e prima ancora per diversi anni consigliere comunale della Dc a Cadoneghe, ha ricordato l’equilibrio e l’autorevolezza di Cassol, mai disposto a compromessi al ribasso e capace sempre di trovare una sintesi che non lasciasse sul campo vincitori e vinti. Fino all’ultimo, nel 2004, quando dopo l’epoca di Baldin occorreva individuare una nuova proposta amministrativa e Cassol contribuì in modo determinante a far vincere Cadoneghe e la democrazia. Pur militando in un partito come la Dc, contrario a molte posizioni del Pci di allora, in una logica di contrapposizione politica che ebbe poche eccezioni, Tino Bedin ha affermato che sul fronte dei diritti, della concezione del Comune come “garante” delle pari opportunità e della partecipazione attiva dei cittadini ci fu un forte “comune sentire” con Cassol: si trattava del dialogo tra i partiti popolari dell’epoca, parte di quel processo storico che ha portato alla nascita del Partito Democratico.
Elio Armano, sindaco dal 1981 per due mandati amministrativi, ha soprattutto rievocato la storia di Cadoneghe, che ha avuto come protagonista della stagione delle intese, oltre a Cassol, anche Albino Bellon, il sindaco democristiano dal 1965 fino all’avvento dello stesso Armano. Cassol avrebbe avuto tutti i titoli per diventare sindaco e parlamentare del PCI. Ma secondo Armano, Alberto Cassol era da tutti riconosciuto come un “capo”, tranne che da lui stesso. Per Cassol, sulla scia del togliattismo, il primario interesse da considerare nelle scelte era quello generale, della nazione, del comune. Pur nella diversità di stile e carattere, Armano ha condiviso molto di Cassol, che pur essendo sempre alla ricerca di un dialogo e di una sintesi tra diverse posizioni, fu duro e intransigente come pochi e non accettò mai compromessi al ribasso.
L’intervento conclusivo è stato dell’autore del libro Alessandro Naccarato, che ha sottolineato l’importanza che storie personali e concezioni politiche come quelle di Alberto Cassol vengano fatte conoscere, attraverso questo libro, soprattutto a chi non ha avuto il privilegio di condividerle direttamente con lui. Cassol ci insegna l’importanza di superare le divisioni, di tenere unito un filo tra passato, presente e futuro, l’esigenza di riaffermare quotidianamente i valori di libertà e democrazia, per i quali ha lottato in giovanissima età rischiando la stessa vita. E poi l’idea che l’interesse generale viene sempre prima dell’interesse particolare o partitico, il rispetto della Costituzione, la separazione tra istituzioni e partiti a qualsiasi livello, l’importanza dello studio e della conoscenza. Tener vivo il ricordo di Alberto Cassol, ha detto Naccarato, significa trasmettere l’idea di una politica capace di trovare soluzioni condivise, sobria, seria, fondata su un rigore “scientifico”. Una politica certamente molto diversa da quella di oggi. Ma è proprio il filo col passato, con questo passato, che potrà fornire una ragionevole speranza per il futuro.
Il libro sarà presentato anche a Padova, lunedì 12 dicembre alle 18.00 nella Sala Anziani di Palazzo Moroni.