L’unione dei Comuni del Medio Brenta compie cinque anni ed è in ottima salute. E’ questo il messaggio dell’incontro pubblico promosso lunedì scorso a Vigodarzere e che ha visto la partecipazione dell’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti, dei sindaci dei comuni aderenti, Mirco Gastaldon per Cadoneghe e Francesco Vezzaro per Vigodarzere, dell’assessore dell’Unione Stefano Rizzo, dell’ex sindaco di Vigodarzere e fondatore dell’Unione Roberto Zanovello, di Piero Ruzzante, consigliere regionale del Pd, e di Catia Zorzi, presidente dell’Unione del Camposampierese e sindaco di San Giorgio delle Pertiche.
E’ stato Stefano Rizzo a introdurre la serata e a sottolineare che le risposte dell’Unione in termini di servizi erogati sono da considerare all’altezza delle aspettative sempre maggiori dei cittadini. Gli enti locali sono troppo piccoli per puntare a un miglioramento qualitativo in termini di economicità, efficacia ed efficienza. Per questo le Unioni sono la giusta risposta, soprattutto in tempi, come questo, di crisi economica e di vincoli imposti dal governo centrale, come il patto di stabilità e il blocco delle assunzioni.
E’ intervenuto poi l’assessore regionale Roberto Ciambetti che ha illustrato il percorso di riforma regionale degli enti locali, sulla spinta della legislazione nazionale che ha incentivato fortemente la gestione associata dei servizi. Esistono in Veneto 27 unioni dei comuni che coinvolgono 96 comuni. Venti di queste funzionano molto bene, altre necessitano di qualche aggiustamento, soltanto una non ha avuto successo. Il percorso di riordino delle funzioni degli enti territoriali è stato condotto dalla Regione Veneto in concertazione coi comuni e le comunità montane. E’ importante, ha sottolineato, che questo processo “parta dal basso” e non sia imposto dall’alto, per avere maggiori possibilità di successo. Il quadro legislativo impone comunque che ci siano servizi obbligatoriamente gestiti in forma associata e questo riguarda 315 comuni veneti con meno di 5000 abitanti: entro il 2012 dovranno essere due i servizi condivisi, ed elevati via via fino a sei. C’è comunque un clima politico che sta favorendo la nascita di unioni e si stanno valutando anche alcune fusioni tra Comuni. La Regione sta spingendo molto verso le Unioni dei comuni, aumentando anche i finanziamenti per i servizi gestiti in convenzione, formule di gestione che poi possono evolvere in Unioni vere e proprie. Il territorio del Veneto è stato diviso in quattro aree (zone montane, aree elevate urbanizzazioni, basso veneto, veneto orientale) che fissano criteri specifici per dare vita alle Unioni, come il numero minimo di abitanti e comuni coinvolti. L’assessore ha citato l’unione di Schio Thiene e Malo come un’esperienza di grande valore, che ha coinvolto altri nove comuni ed è partita da una semplice condivisione dei sistemi informatici. Il Veneto, ha concluso, è la prima regione d’Italia a discutere una legislazione di questo tipo, altre regioni si dimostrano interessate, ed è auspicabile che la riforma venga approvata in tempi brevi.

Il sindaco di Cadoneghe Mirco Gastaldon, attuale presidente dell’Unione, ha ricordato che l’Unione del Medio Brenta non è nata per un’imposizione dall’alto ma per conseguire economicità e qualità dei servizi. Già nel 2006, quand’è stata istituita, la situazione si presentava critica dal punto di vista economico. I dati italiani parlano di 1600 comuni (su un totale di 8092) federati in 340 Unioni. Nella Provincia di Padova alcune Unioni sono nate per evidente nanismo di alcuni comuni (specie nella bassa padovana) con un numero di dipendenti troppo basso: bastava un’assenza per compromettere la qualità di un servizio. Le Unioni in questi casi sono state una necessità. Nel caso del Medio Brenta si è trattato di un’opportunità che ha consentito di raggiungere alcuni obiettivi di qualità, come l’attenuazione della rigidità normativa come il turn over dei dipendenti (1 nuovo assunto per ogni 5 che lasciano) e il patto di stabilità (grazie all’Unione è stato possibile programmare una serie di interventi per il riassetto idrogeologico a Vigodarzere per un importo di 3 milioni di euro), i maggiori trasferimenti (ca. 140 mila euro l’anno), dimensioni ottimali per alcuni servizi. Miglioramenti sono stati ottenuti per lo Sportello Attività produttive SUAP, per la mensa, per la videosorveglianza e per la polizia locale: sono stati possibili 152 interventi serali, grazie all’attivazione del terzo turno, possibile solo unendo i due corpi comunali di Polizia. Proprio per il servizio di Polizia Locale l’Unione ha cercato recentemente di allargare ad altri comuni (Vigonza, Noventa) per arrivare a una massa critica di 60 mila abitanti e potendo così istituire il Distretto Unico che avrebbe permesso di ottenere 170 mila euro di contributi regionali. Questi contributi si sono persi per la posizione contraria dell’amministrazione comunale di Vigonza. Bisogna uscire, ha detto Gastaldon, dai localismi perché queste sono opportunità da cogliere al volo, e su questo punto serve una politica decisa da parte della Regione.
Roberto Zanovello, attuale consigliere d’opposizione ed ex sindaco co-fondatore dell’Unione, ha parlato di come è iniziato tra Cadoneghe e Vigodarzere il confronto che poi ha portato alla nascita del Medio Brenta. I due comuni, che hanno storie, tradizioni e amministrazioni diverse, hanno iniziato nel 2002 a parlarsi. All’epoca era Adriano Baldin alla guida del Comune di Cadoneghe. Dopo quattro anni di serrato confronto si è arrivati alla costituzione dell’Unione. Ma nel frattempo la stretta collaborazione tra i comuni era già nei fatti, per esempio nel PATI metropolitano e poi, dal 2005, la gestazione del Pati intercomunale. Anche la ricerca di soluzioni al nodo della Castagnara ha portato le due amministrazioni a dialogare spesso. E’ vero che l’Unione ha dato vantaggi immediati, come l’aggiramento di rigidi parametri sul personale e sulla capacità di investimenti, ma la forma dell’Unione rappresenta comunque uno strumento, non un fine, perché il fine è quello di progettare un ruolo diverso per gli enti locali nei prossimi decenni. L’Unione va allargata, lo scopo è quello di coinvolgere anche Vigonza e Noventa. Vanno implementati nuovi servizi, in questo modo si migliora l’offerta dei servizi pubblici senza compromettere storia e tradizioni locali. Le polemiche a Vigodarzere su un’Unione sbilanciata in favore di Cadoneghe sono state pretestuose e ridicole. E’ importante invece credere nell’Unione effettiva dei comuni, per poter governare (e non subire passivamente) i processi storici in atto che porteranno a ridefinire il ruolo degli enti locali nei prossimi anni.
E’ stata poi la volta del sindaco di Vigodarzere Vezzaro, il quale ha sottolineato che il dibattito sulle unioni e fusioni dei comuni data almeno vent’anni, dalla legge 142/90, dove appunto si parla già di unioni destinate a diventare entro qualche anno effettive fusioni.
Il sindaco ha sottolineato alcuni numeri dell’Unione Medio Brenta: 29 mila abitanti complessivi (16 mila Cadoneghe, 13 mila Vigodarzere), 32,76 km quadri l’estensione territoriale, 2.782 imprese. Il preventivo 2011 prevede 3,6 mln di euro di spesa. Le funzioni associate sono otto (record regionale) a fronte di una media di 4,5 servizi condivisi (trend in crescita).
Il sindaco ha poi illustrato i servizi gestiti dall’Unione: polizia locale, videosorveglianza, mensa, trasporto scolastico, controllo di gestione, gestione del personale ecc. Altri servizi implementabili in futuro sono la formazione del personale, le nuove assunzioni, le pratiche previdenziali, i tributi, l’assistenza scolastica. Alcuni servizi oggi sono gestiti dall’Unione ma riguardano uno solo dei due comuni (es. asilo nido a Cadoneghe), in prospettiva si potranno estendere.
Catia Zorzi, presidente Federazione del Camposampierese ha portato la sua testimonianza. La federazione è nata dalla fusione di due unioni: alta padova con tre comuni e camposampierese con otto. Il percorso è iniziato nel 2000 e gli obiettivi che si stanno perseguendo sono quelli di un miglioramento complessivo della qualità, crescita del territorio, efficienza, un miglior rapporto dipendenti/cittadini attualmente a 1/300 (media nazionale di 1/116), minor pressione tributaria. L’unione è attiva anche nell’Intesa programmatica d’area, che coinvolge le realtà produttive della zona, sindacati, associazioni di categoria, aziende, scuole e porta avanti progetti di miglioramento del territorio che riescono a ottenere finanziamenti da parte della Regione.
Ha concluso gli interventi ufficiali il consigliere regionale del Pd Piero Ruzzante, che ha sottolineato la spinta giunta dal Partito Democratico verso l’incentivazione delle Unioni. Il territorio padovano si è rivelato fertile: tre delle quattro maggiori unioni venete sono nate proprio in provincia. Le unioni sono una delle risposte ai tagli del governo centrale, che toccano pesantemente anche il Veneto: -360 mln nel 2011, -420 nel 2012. Sono tagli che poi si riflettono sui trasferimenti ai Comuni. I fondi per la videosorveglianza per esempio sono passati da 9 milioni a 700 mila. Il ddl 196 della Regione va nella giusta direzione, bisogna ragionare in termini di territorio, oltre che perseguire ottimizzazione risorse ed economicità. Il tema della Grande Padova è dibattuto da molto tempo, le Unioni possono portare a una migliore integrazione di servizi: più facile ragionare con 4 unioni piuttosto che con 18 comuni. In linea generale occorre puntare a diminuire il numero di comuni in Italia e in Veneto. Allo Statuto regionale c’è stato un ok unanime sull’art. 11 che stabilisce che la Regione conservi le proprie funzioni espresse, di indirizzo generale, e deleghi ai territori l’amministrazione delle risorse. Bisogna eliminare sovrastrutture inutili e incentivare le unioni nei territori, ripensando anche le aree metropolitane, previste adesso solo a Venezia. Il coordinamento può essere utile anche tra comuni di regioni confinanti, nell’ottica di salvaguardare e tutelare il territorio, garantendone uno sviluppo sostenibile.
Dopo una serie di interventi del pubblico presente, anche il sindaco di Noventa Padovana Alessandro Bisato ha preso la parola per assicurare che la sua amministrazione sta prendendo in attento esame l’adesione al Medio Brenta, alla quale Noventa certamente prima o poi aderirà. Il tema della gestione associata dei servizi è fondamentale oggi, i servizi erogati dall’Unione sono di qualità e di interesse per Noventa. E’ apprezzabile inoltre l’impegno bi-partisan a far crescere l’Unione, andando oltre le divisioni politiche.