Piero Ruzzante, consigliere regionale veneto del Pd e vicepresidente della commissione Bilancio, e Mirco Gastaldon, sindaco di Cadoneghe, hanno partecipato a un incontro con iscritti e simpatizzanti presso la sede del Pd di Cadoneghe.
Il dibattito è stato introdotto dal segretario locale Alberto Savio,
che ha ricordato la manifestazione del 5 novembre a Roma, che servirà a ribadire le proposte di governo del Pd, rilanciando l’alternativa a un esecutivo che ha esaurito il suo compito e fallito la sua missione.
Piero Ruzzante nel suo intervento ha sottilineato che il Pd è un partito vivo e radicato. A Padova ne è dimostrazione anche la crescita delle Feste Democratiche: ora 23, due anni fa erano solo sette. Anche il dibattito interno è utile, purché sia all’interno del Pd e abbia il partito come fine ultimo.
Il Pd deve puntare a elaborare un nuovo modello economico. Bisogna puntare a governare e riformare, non semplicemente a vincere le elezioni. Le soluzioni individuate da questo governo sono inadeguate. Come si fa a parlare di licenziamenti facili in una regione dove la disoccupazione giovanile è passata dall’8 al 16%? Non si può paragonare il sistema italiano con le protezioni esistenti all’estero.
Il Pd deve avere obiettivi coraggiosi: la riforma del welfare, del fisco, che punti a una maggiore equità. Il centrodestra ha saputo solo aumentare l’IVA, spalmando il sacrificio su tutti, anche su chi non ha nulla. Noi abbiamo proposto contributo di solidarietà per i redditi alti, una tassazione spostata dal reddito al capitale, una aliquota più alta per i capitali scudati.
E soprattutto il Pd deve spingere nel recupero dell’evasione, a un maggior rispetto istituzionale e una maggiore coesione sociale e anche tra forze politiche.
Per quanto riguarda il Veneto, esistono grosse difficoltà economiche. Il governo ha tagliato 360 milioni di euro per il 2011 e si accinge a tagliarne altri 420 per il 2012. Sono tagli che si sommano ai minori trasferimenti ai Comuni, con un impatto gravissimo sul sociale. Non è ancora stato approvato l’assestamento di Bilancio che permetterà di liberare risorse per il trasporto pubblico. Ruzzante ha poi parlato dell’ARPAV, una voragine di perdite più volte denunciata dal Pd anche nella passata legislatura.
Il Bilancio regionale del Veneto risente di scelte sbagliate del recente passato, di cui Zaia è corresponsabile, essendo stato il vice di Galan per anni: il buco della sanità di 1 miliardo di euro, l’acquisto di derivati, spese di 8 milioni di euro per l’identità veneta (100 mila solo per la “gara di grigliate” di Caorle…).
E’ indispensabile, secondo Ruzzante, indicare una via di sviluppo nuova per il Veneto, di forte innovazione, che esca dalla logica di cementificazione che ha causato la crisi che stiamo vivendo. Veneto City è l’ennesimo errore, rischia di essere un colpo mortale alle nostre città e al nostro commercio. Bisogna tornare all’attenzione per il territorio e per le sue risorse. Anche per evitare ulteriori dissesti idrogeologici.
Il sindaco Mirco Gastaldon si è soffermato sulla necessità di saper interpretare le esigenze e le aspirazioni del nostro territorio. Compito che il Pd non ha saputo finora svolgere con successo: in Veneto abbiamo ottenuto il peggior risultato tra tutte le regioni un anno fa.
In Veneto il piano casa ha prodotto un numero record di istanze, senza paragoni con le altre regioni: questo comporterà per i Comuni il mancato incasso degli oneri e lavoro aggiuntivo per gli uffici, ma questo provvedimento, assieme alla mancata applicazione dell’addizionale IRPEF regionale, si è tradotto in grande consenso mediatico per il governo regionale di Lega e Pdl. La Regione è molto attiva sul piano della propaganda: a fronte di un contributo di 270 mila euro, che copre parzialmente i costi di ristrutturazione del cimitero, ha imposto l’esposizione di un mega cartello che sovrasta per dimensioni la mura di cinta. Dobbiamo riconsiderare la nostra politica, mantenendo saldi i principi in cui crediamo, ma la politica dei “no” non paga in termini di consenso e non è nemmeno la risposta migliore da dare.
Il Pd deve fare anche una valutazione a tutto campo delle candidature (si è visto anche in Regione quante spaccature ci sono state in pochi mesi) e delle alleanze: occorre valutare con attenzione le posizioni di SEL e IDV in merito a tanti punti programmatici su cui non c’è un pieno accordo e questo potrebbe essere un grande problema per la prossima legislatura.
Sul piano locale bisogna anche fare una riflessione sulle politiche di sviluppo del territorio. Cadoneghe ha fatto una scelta precisa: oneri molto alti (questo penalizza certamente i piccoli interventi privati, ma riteniamo sia giusto in linea di principio far pagare le lottizzazioni speculative perché la collettività abbia il massimo ritorno) e sviluppo coerente. Cadoneghe ha previsto due espansioni residenziali, Campodarsego 33, Vigonza 24.
I tagli alla Regione si traducono per il nostro Comune in tagli all’asilo nido. Questo comporterà un aumento certo delle tariffe. Il nostro Bilancio è formato per l’86% da spese incomprimibili: mutui in essere, pagamento di servizi essenziali, stipendi ecc. Il resto sono servizi che si dovranno eliminare o ridimensionare. Stiamo anche valutando l’ipotesi dell’aumento dell’addizionale IRPEF di uno 0.1%, che porterebbe 220 mila euro in più e anche l’ipotesi di una modulazione secondo scaglioni di reddito. Il comune è anche impegnato sul fronte del recupero dell’evasione, è stato istituito il Consiglio tributario ma siamo in attesa di istruzioni precise su come procedere.
Il sindaco Gastaldon ha concluso auspicando un Pd meno balbettante, come per il referendum sull’acqua, per esempio, che governi i cambiamenti piuttosto che subirli. Questo deve valere anche sul piano locale, dove la città deve avere un ruolo guida su molte questioni come il GRA, la viabilità, il trasporto pubblico, i servizi da dislocare nella cintura.
Uno dei temi più toccati è stato quello dei “costi della politica”. Espressione infelice, ha detto il segretario Pd Alberto Savio, perché la politica è un’attività “nobile” che va incentivata: altro che costo, è un investimento per una democrazia più efficiente. Ma si tratta di una questione di sostanza, non più rinviabile, che non va bollata come demagogia. La Confcommercio ha presentato uno studio che stima in 9 miliardi di euro all’anno il costo di funzionamento di tutti gli organi elettivi e strutture connesse. Un taglio di 3 miliardi l’anno (inclusa una riduzione dei parlamentari a 600 in tutto tra Camera e Senato) produrrebbe vantaggi concreti, potrebbe anche finanziare un importante sussidio di ca. 3000 euro l’anno per gli oltre 1 milione di casi di estrema indigenza.
Si tratta di una questione, ha detto il consigliere regionale Piero Ruzzante, che il Pd sta affrontando con proposte concrete (tutte bocciate finora da Lega e Pdl) sia in Regione che in Parlamento. In Toscana e in Emilia, dove amministriamo, abbiamo già abolito i vitalizi. Nello statuto regionale del Veneto abbiamo previsto un massimo di 50 consiglieri regionali. Le uniche misure di riduzione dei compensi dei parlamentari vennero varate dal governo Prodi del 96. Quindi è un tema da affrontare a tutto campo senza demagogia e andando a ridiscutere anche tutte quelle migliaia di società inutili messe in piedi, per esempio, dalle camere di commercio, che servono solo a liquidare gettoni di presenza.