La manovra correttiva di questi giorni è un salasso da oltre 70 miliardi di euro in tre anni: 2,1 nel 2012, 23 nel 2013 e oltre 45 a regime nel 2014. A queste cifre si è arrivati dopo le ennesime modifiche in Commissione al Senato; modifiche che comporteranno fra l’altro, con i tagli a tutte le agevolazioni fiscali, un aumento dell’1,2% della pressione fiscale italiana, già fra le più alte d’Europa.
Qualcuno afferma che la colpa è dell’Europa e della speculazione finanziaria: lo stesso non dice che la responsabilità è forse della confusione che attanaglia il Governo che approva misure necessarie con grave ritardo attraverso una manovra iniqua e ingiusta che non prevede regole e non propone crescita. L’iniquità della manovra è ad esempio dimostrata dalla previsione dei tagli del 20% ai presidi essenziali del welfare (assistenza a disabili e malati cronici in primis) ma non chiede alcun contributo di solidarietà ai grandi redditi.
Era un’occasione per allineare le retribuzioni di deputati e senatori al parametro europeo, ancorare i vitalizi parlamentari al criterio contributivo, tassare le pensioni degli onorevoli allo stesso modo con cui vengono tassate le altre pensioni d’oro, tagliare le Province. Possibilità che non si è voluto cogliere. Quindi nessun vero taglio ai costi della politica romana, ma soltanto tagli alla pubblica amministrazione locale a vantaggio dei maggiori costi dei ministeri. E di tutto questo ce ne accorgeremo anche nel bilancio comunale, considerati anche i minori fondi che ci saranno trasferiti dal Governo grazie al tanto atteso Federalismo municipale che ancora una volta si dimostra come la grande bugia di questi anni.
Poiché gli interessi di parte vengono invece tutelati rispetto agli interessi generali, nella prima formulazione di questa manovra finanziaria si è arrivati a proporre un condono mascherato a favore di Mediaset per il risarcimento Mondadori, risarcimento di 560 milioni di euro dovuto per la dimostrata corruzione operata dai legali del presidente del Consiglio. Fortunatamente l’intervento delle opposizioni e del presidente della Repubblica hanno portato allo stralcio della proposta.
In questi anni si sono moltiplicati cartolarizzazioni e condoni (si vedano i 59 milioni dovuti per le quote latte ancora da versare e che la finanziaria prevede di non riscuotere) e non si sono invece operate privatizzazioni e liberalizzazioni, queste si chieste dall’Europa per superare le corporazioni e il blocco che queste impongono sulla crescita del Paese.
E’ vero: crisi economica e speculazione internazionale indeboliscono l’Italia. Ma vi è una parte significativa di ricchezza che non contribuisce a risanare il Paese. Lo dice l’Istat: il 13,5% del reddito italiano dichiarato, valutazione per difetto, è evaso. Considerando che si tratta di un dato medio e che pensionati e lavoratori dipendenti non possono evadere per evidenti motivi, ciò si traduce in un dato scandaloso: un terzo degli italiani evade tra il 56 e il 80% del proprio reddito.
Come è evidenziato poi dalla Chiesa, dalle associazioni cattoliche, dai sindacati e dai corpi sociali la manovra colpisce maggiormente i nuclei familiari con figli a carico, le spese per l’istruzione, quelle mediche con la reintroduzione del ticket sanitario e prevede maggiori spese (data la minor detraibilità) per gli asili nido. Ma anche gli studenti universitari e i redditi da lavoro dipendente o da pensione saranno direttamente colpiti, con maggiori costi i primi e una maggior trattenuta alla fonte i secondi.
Ci troviamo a dover pagare attraverso una più elevata tassazione – e con minori servizi – interessi su uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. Sono più 9 miliardi di euro all’anno che vengono tolti da possibili aiuti alla crescita economica di cui l’impresa necessiterebbe, di sostegno ad iniziative giovanili, alla ricerca e alla formazione. Sempre l’Istat ci illumina sulla nuova piaga che la politica non sa affrontare: 2 milioni e 100 mila giovani in Italia (tra i 18 e i 29 anni) sono oggi esclusi dallo sviluppo formativo, non imparano un mestiere, non lavorano. Giovani a carico delle famiglie o in una condizione di estrema vulnerabilità, incapaci di immaginare oltre il presente perché scoraggiati da una realtà che offre loro pochi sbocchi e nel contempo propone modelli educativi irrealizzabili (la televisione in questo è purtroppo cattiva maestra, come diceva Popper). Dove è più forte la crescita di questi ragazzi al confine con il mondo produttivo e della formazione dal 2008 ad oggi? Nel Veneto, dove oltre 45.000 giovani in più si trovano nella condizione di inattività ed improduttività a carico della famiglia.
Il Partito Democratico si è ancora una volta dimostrato opposizione credibile ed opererà per modificare la manovra finanziaria: il bollo sulla tenuta titoli è corretto se è una misura proporzionale, in modo che i grandi investimenti siano tassati proporzionalmente ai piccoli risparmi familiari e non a vantaggio della speculazione finanziaria; il taglio delle pensioni o la loro non indicizzazione deve avvenire solo per le pensioni più alte e non per le fasce socialmente più deboli; e infine, non deve essere toccato il fondo nazionale per il trasporto pubblico che già risente di rincari dovuti ai recenti tagli regionali a vantaggio di una mobilità privata che è un danno ambientale ed economico.
Mirco Gastaldon, sindaco di Cadoneghe.