Con don Albino Bizzotto, alla Festa Democratica di Cadoneghe, si è parlato ieri di immigrazione, di apertura verso i vecchi e i nuovi poveri del pianeta, di “interazione” tra culture e popoli diversi. Don Albino, fondatore dei “Beati i costruttori di Pace”, più che esperto di geo-politica è uno che i problemi li vive da dentro, li guarda in faccia e li affronta senza ipocrisia e col suo vissuto di impegno diretto e quotidiano.
Al dibattito, moderato dal segretario del circolo Alberto Savio, ha preso parte anche il vicesindaco di Cadoneghe Giovanni Petrina, che ha parlato delle politiche attuate dal Comune a sostegno dei nuovi cittadini immigrati. Le comunità di cittadini immigrati a Cadoneghe stanno diventando sempre più numerose. Quella originaria del Bangladesh in particolare si sta integrando molto bene e proprio per questo l’Amministrazione ha deciso di collaborare con l’Associazione Shabuz Bangla in vista dell’arrivo di cinque profughi originari del Bangladesh fuggiti dalla Libia in guerra.
Questo è stato un punto molto dibattuto. Il Comune di Cadoneghe ha aderito formalmente al programma di accoglienza diffusa predisposto dalla Regione in collaborazione con gli enti locali, ma il rifiuto di molte amministrazioni comunali a guida leghista è un segnale di chiusura e di “paura” che va affrontato e combattuto.
Il tema delle migrazioni dei popoli è un tema globale che ha ricadute locali forti. Lo stesso vale, ha detto don Albino Bizzotto, per i temi dell’economia globalizzata, delle disparità sociali crescenti, della povertà sempre più diffusa. Lo stesso vale per l’uso delle risorse essenziali, come l’aria, l’acqua e la terra.
E’ indispensabile farsi carico delle condizioni di salute del pianeta, trasformare i comportamenti virtuosi, oggi di una minoranza di esseri umani, in comportamenti “di massa”. Tutti i problemi del mondo devono diventare una responsabilità collettiva, occorre una risposta forte e collettiva al degrado del nostro ambiente.
I confini, ha detto don Albino, si sono allargati a dismisura in questi decenni. Prima i confini del mondo erano le poche case del villaggio in cui si nasceva e si cresceva. Nel caso suo Cassola, vicino a Bassano del Grappa. Oggi il mondo di cui si ha esperienza è un mondo che include popoli diversi, con culture e tradizioni diverse. E la diversità, associata alla non-conoscenza dell’altro, genera la “paura”.
La “paura” è una parola ricorrente nella società di oggi. C’è una diffusa paura verso i “poveri”. Le ordinanze dei sindaci dell’Alta Padovana sono gravi: la residenza la concedo solo a chi ha i mezzi che “io” giudico sufficienti. Con questi criteri, ha detto don Albino, il reddito dei suoi genitori non avrebbe mai consentito loro di trovare un comune disposto ad accoglierli. Invece bisogna rifiutare LA PAURA del povero e NON il povero.
Altro tema su cui don Albino si è soffermato è la questione delle armi, degli eserciti e degli equilibri internazionali fondati sulla guerra e sulla potenza militare degli stati. Una riflessione che rappresenta, per il fondatore dei “Beati i costruttori di Pace”, un riferimento forte del suo impegno. Gli equilibri del mondo, ha detto, si fondano ancora sulle armi e sulle forze armate. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki non sono state le uniche sganciate nel nostro pianeta, basti pensare agli esperimenti nel deserto o nell’oceano. Le bombe atomiche hanno un costo altissimo, anche costi sociali legati all’aumento dei tumori. Ce ne sono venti mila attualmente e i paesi emergenti stanno ripopolando i loro arsenali e quelli che non ne sono dotati non hanno mai smesso di pensare all’atomica. Gli equilibri del mondo vanno rifondati, non possono ancora poggiare sulla forza militare degli Stati.
Gli interventi del pubblico hanno soprattutto puntato il dito sull’emergenza profughi dalla Libia. Un’emergenza molto “mediatica” e poco reale: un problema che doveva essere gestito dal governo con maggiore serenità, senza creare allarmismi infondati, secondo don Albino. La nostra società deve andare verso una “interazione”, più che un’integrazione tra popoli. Purtroppo la crisi sta già “integrando” tanti poveri, creando sacche di indigenza diffusa. In Italia manca un piano nazionale forte contro la povertà. Il 4 settembre don Albino proporrà la tradizionale cena per tutti in piazza. Una cena gratuita nella quale oltre mille persone saranno tutte uguali e non ci sarà “paura” del diverso. Un gesto di condivisione e di uguaglianza vera, che dovrebbe rinnovarsi nella vita di ogni giorno.