Il Consiglio Comunale di Cadoneghe ha approvato ieri sera un atto di indirizzo in materia di accoglienza dei profughi (SCARICA IN FORMATO pdf IL DOCUMENTO), così intitolato: “Il Comune di Cadoneghe accetta il progetto di accoglienza diffusa coordinato dalla Regione Veneto per dare adeguata assistenza ai profughi accolti dal governo sul suolo italiano.”
Il Sindaco ha proposto al Consiglio Comunale di condividere gli accordi sottoscritti tra il Governo e gli Enti locali in data 30 marzo e gli atti assunti in materia dalla Regione, e di impegnare la Giunta e la struttura comunale nel suo complesso a:
– fornire la massima collaborazione agli enti e ai soggetti a vario titolo coinvolti nella questione;
– chiedere alla Regione e ai sindaci di non sottrarsi alla collaborazione con il Commissario straordinario
– chiedere infine un impegno al coinvolgimento delle associazioni presenti sul territorio e dei singoli Consiglieri per favorire l’integrazione sociale dei profughi.
A Cadoneghe arriveranno sette profughi, che troveranno alloggio grazie alla disponibilità del Centro Sant’Andrea della Parrocchia di Cadoneghe e dell’Istituto del Sacro Cuore in via Marconi. L’adesione dei Consiglieri comunali è stata unanime, con la sola astensione del consigliere della Lega Nord Silvio Borella.
Come capogruppo di Cadoneghe Città e Ambiente, e rappresentante in Consiglio Comunale del Partito Democratico, sono intervenuto in sede di dichiarazione di voto per sottolineare alcuni aspetti politici della questione. Si tratta infatti di una vicenda di rilevanza nazionale e internazionale, sulla quale hanno avuto un peso determinante le scelte del governo in carica.
Ho inizialmente ricordato le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’ONU lo scorso 28 marzo, che ha parlato della necessità di lottare contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, xenofobia per una “società capace di accettare e promuovere la diversità culturale: questa è la migliore risposta nell’interesse comune dell’umanità”.
Ho ricordato che “nell’ultimo decennio gli immigrati residenti in Italia sono cresciuti di circa il 250%, raggiungendo il 7% della popolazione italiana complessiva, e costituiscono una risorsa lavorativa essenziale per l’economia italiana e contribuiscono in proporzione rilevante alla crescita materiale e culturale del nostro Paese in tutte le sue componenti”.
Mi è parsa una citazione doverosa, dopo aver sentito dai consiglieri Borella della Lega e Lo Vasco del Pdl parole allarmate sulla “natura” dei profughi in arrivo: saranno veramente profughi? Saranno libici? Saranno delinquenti in fuga?
Nelle parole del presidente Napolitano ci riconosciamo pienamente. Sono parole di apertura e di modernità, e siamo convinti che questo sia il pensiero della maggioranza dei nostri connazionali e dei nostri concittadini di Cadoneghe.
Il conflitto libico e la questione dei profughi in fuga rappresentano un’emergenza umanitaria che ci tocca da vicino, ma tocca soprattutto le nostre coscienze. Stanno per arrivare a Cadoneghe donne, uomini, forse bambini, che fuggono da una zona di guerra. Una guerra forse più violenta di quando non appaia, dove si consumano carneficine e stupri di massa.
Condividiamo l’invito contenuto nella mozione per un “cessate il fuoco” immediato: il ricorso alle armi è sempre una sconfitta per il mondo civile e democratico. Non va dimenticato però che in Libia il governo di Gheddafi ha violato gravemente i diritti umani essenziali, ha risposto al dissenso dei cittadini con le stragi, la repressione violenta e la forza militare. A nulla sono serviti gli appelli internazionali, inclusa una richiesta unanime proveniente dall’ONU.
Questa situazione ha determinato l’ondata migratoria che tutti conosciamo, col suo carico di morte e di sofferenza umana. E’ un problema epocale, e di grande complessità, anche giuridica. Di sicuro la ricerca di una soluzione non può essere lasciata al singolo stato ma dev’essere compito dell’Unione Europea quello di creare, una “frontiera comune dell’Europa”.
C’è stata in questi mesi molta confusione, anche creata ad arte, tra le diverse misure sui diversi piani, nazionale ed europeo.
L’ondata migratoria che ha interessato le coste italiane dall’inizio del conflitto libico ha riguardato un numero di profughi inferiore rispetto ai migranti Kosovari tra il 96 e il 99 o quelli che annualmente richiedono asilo alla Francia o alla Germania. Ciò non significa che il problema non richiedesse una reazione pronta e autorevole da parte del nostro governo.
Una reazione che non c’è stata. La risposta è stata invece questa:
– inizialmente allarmare l’opinione pubblica con la previsione di “esodi biblici”, chiamando indistintamente tutti gli africani “clandestini” e ponendoli, come tali, in una condizione di illegalità per la nostra legge;
– tentare improbabili e illusori rimpatri collettivi, per dimostrare all’opinione pubblica una durezza degna di un Governo di destra;
– tenere per settimane migliaia di profughi ammassati a Lampedusa in condizioni ai limiti della disumanità per creare paura e tensione;
– invocare sui giornali e in tv tutti i giorni un intervento dell’Unione Europea, mentre in realtà si è tergiversato a lungo prima di chiederne formalmente l’intervento.
Insomma la questione non è stata affrontata con la dovuta serietà. Si sono preferiti proclami e invettive a mezzo stampa, con dichiarazioni a volte anche razziste e xenofobe (penso all’assessore veneto della Lega Stival), rivolti esclusivamente all’opinione pubblica interna – non a caso eravamo alla vigilia di una tornata elettorale – rispetto a una decisa azione diplomatica verso la commissione e i nostri partner europei.
La gestione irresponsabile della crisi da parte del governo italiano non toglie l’evidenza della mancanza di una risposta politica forte da parte dell’Unione Europea nel suo insieme. Oggi l’Unione Europea appare poco lungimirante perché la maggior parte dei governi degli stati europei, compreso il nostro, vogliono un’Europa “minima” e mettono in primo piano gli interessi nazionali. Invocare l’Europa dopo averne indebolito e logorato il ruolo, le competenze, l’azione appare del tutto incoerente.
La politica di immigrazione messa in campo dal nostro governo si dimostra oggi fallimentare. Dopo aver predicato la chiusura di Schengen, aver introdotto il reato di immigrazione clandestina, aver praticato i respingimenti collettivi, il governo italiano ha dovuto mendicare il sostegno europeo, ha dovuto disconoscere il reato di clandestinità e applicare una sanatoria di fatto.
Questo governo ha dimostrato di non avere in Europa né autorevolezza né credibilità.
Anche a Bruxelles immaginano di sicuro come avrebbe reagito il governo italiano se fosse stato un altro paese Europeo a chiedere la condivisione dell’accoglienza degli immigrati.
E’ figlio di questa posizione il rifiuto dei sindaci leghisti ad aderire al progetto di accoglienza diffusa, imposto peraltro da un governo che ha come ministro degli interni proprio un leghista. Le giustificazioni sono poco plausibili.
I comuni a guida leghista hanno gli stessi problemi di bilancio e la stessa carenza di strutture, mezzi e risorse dei comuni a guida democratica. Si tratta di posizioni propagandistiche, assunte sulla pelle di esseri umani che non hanno alcuna colpa se non quella di fuggire dalla miseria, dalla dittatura e dalla guerra.
Ho concluso dichiarando il nostro voto a sostegno della mozione, augurando ai migranti che arriveranno di trovare una terra ospitale e un popolo accogliente, e aggiungendo anche il ringraziamento del nostro gruppo consiliare alla Parrocchia di Cadoneghe e alle Suore del Sacro Cuore per la collaborazione fondamentale che hanno voluto assicurare.
Piccola nota a margine. Il capogruppo Lega-Pdl Anna Talpo ha dichiarato, subito dopo il mio intervento, che inizialmente avevano deciso di votare a favore, ma dopo tutto il mio “ambaradan” erano un po’ dubbiosi… Più esplicito è stato il consigliere Lo Vasco del Pdl che ha parlato di “stupidate” in relazione alle mie dichiarazioni. In generale l’opposizione Lega-Pdl non ha svolto interventi sul merito dell’atto di indirizzo, né espresso valutazioni politiche generali degne di nota. Alla fine hanno votato a favore tutti, tranne il leghista Borella che si è astenuto.
E’ evidente che i consiglieri leghisti non abbiano alcuna considerazione del Consiglio Comunale come sede di confronto anche “politico”. Non appena la discussione tocca questioni di carattere generale e livelli di governo superiore a quello locale, cominciano a sbraitare “Non siamo in parlamento! Sono solo chiacchiere! Chi ti credi di essere?” E amenità del genere… Insomma, il Consiglio Comunale non può permettersi di uscire dagli angusti confini locali e andare oltre le (pur importantissime) questioni urbanistiche, varianti, dati di bilancio, regolamenti, asilo nido, orti sociali, ecc. ecc.
Forse a qualcuno farebbe piacere vedere affissa, su una parete della Sala Consiliare del nostro Comune, il cartello “Qui non si parla di politica”, che in una lunga buia stagione della nostra storia campeggiava un po’ in tutti i locali pubblici. Siamo spiacenti per loro, ma noi continueremo a “fare” politica. Perché non ci basta “fare” l’amministrazione, sperando naturalmente di farla bene e col consenso dei cittadini. Vogliamo anche dare un senso alle nostre scelte, un senso proiettato al futuro, a una società aperta, tollerante, democratica, che premi il merito e garantisca A TUTTI pari dignità e pari opportunità.
Non appena saranno redatti i verbali, li pubblicheremo sul nostro sito www.pdcadoneghe.it.
Alberto Savio, segretario Pd Cadoneghe