Il risultato di ieri dei Referendum abrogativi sull’acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, con l’ottenimento di un quorum per nulla scontato e la larghissima vittoria dei “Sì”, dimostra che c’è nel nostro paese ancora voglia di partecipazione e di decidere in prima persona: altro che “referendum negazione della democrazia rappresentativa”, come dichiarato pochi giorni fa da esponenti del governo in carica e del partito del premier.
Gli Italiani hanno risposto, in tanti, snobbando l’invito all’astensione e nonostante tutti i tentativi di depotenziamento e di oscuramento televisivo dei referendum. L’ultimo ieri a urne aperte: l’incredibile interruzione del silenzio elettorale di Maroni e Berlusconi che tre ore prima della chiusura dei seggi hanno praticamente annunciato l’esito finale, sperando magari che qualche indeciso decidesse di rimanere a casa, tanto i giochi erano già fatti…
L’Italia ha deciso che il nostro futuro energetico non dovrà dipendere dal nucleare, che le risorse vitali come l’acqua dovranno essere gestite (meglio: continuare a essere gestite) da enti di proprietà pubblica e che non dovranno più esserci cittadini di serie A e cittadini di serie B di fronte a un giudice.
La risposta è stata chiara, limpida, ottenuta con la mobilitazione di tanti cittadini, movimenti civici, partiti politici, attraverso mezzi tradizionali, volantinaggio, banchetti, e canali nuovi, come Internet e Facebook, che hanno compensato la grave disinformazione televisiva.
Chiara e limpida è stata anche la richiesta di dimissioni rivolta a Berlusconi dal Partito Democratico. Una richiesta doverosa, ovvia e scontata. Il maggior partito d’opposizione, di fronte a un governo che non sta governando e che vede tre obiettivi strategici (privatizzazione dell’acqua, nucleare, legittimo impedimento) bocciati dalla maggioranza degli Italiani che cosa dovrebbe fare? Starsene buono e zitto e dire: bene, avanti così?
Le polemiche e i distinguo seguiti alla richiesta di Bersani sono davvero incredibili. L’antiberlusconismo militante forse vive con terrore la prospettiva di un declino, che appare del tutto inevitabile, del berlusconismo?
Ora il Pd, sulla spinta delle amministrative di maggio e del Referendum di ieri, dovrà proseguire la sua costruzione di una solida alternativa di governo. Un’azione complessa perché complessi sono i problemi da risolvere, lo scenario politico (viziato da quasi vent’anni di populismo berlusconiano) e le riforme strutturali da realizzare. Il Pd lasci agli altri gli slogan demagogici e populisti: con gli slogan si vincono magari le elezioni, ma non si governa.
E tutti gli Italiani che hanno votato Sì con convinzione continuino a essere vigili in prima persona sull’uso delle risorse vitali, sulla politica energetica, sulle leggi “ad personam” che hanno tenuto bloccata questa legislatura.
Un grazie ai tanti amici del Pd che si sono impegnati per la causa referendaria a Cadoneghe, spesso a fianco dei promotori, organizzando i banchetti, diffondendo i volantini casa per casa, parlando con le persone, mandando mail, sms, girando con la nostra “referendum Car”
Cadoneghe si conferma Comune sensibile alle battaglie civili. L’affluenza è stata del 66%, primo comune della provincia di Padova con più di 15 mila abitanti, e terzo in assoluto!
Dopo i risultati di ieri, la speranza che si possa cambiare è qualcosa più di una speranza, è quasi una certezza.
Alberto Savio, segretario Pd Cadoneghe