Un auditorium “E. Ramin” gremito ha accolto ieri sera il giudice Antonio Ingroia, procuratore aggiunto alla procura antimafia a Palermo. Il dottor Ingroia, intervistato da Giovanni Viafora del Corriere del Veneto, ha presentato il suo libro “Nel labirinto degli dèi – Storie di mafia e di antimafia”, edito da Il Saggiatore, e ha esordito raccontato episodi della sua carriera in magistratura, dell’amicizia con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Prima dell’intervista, sono intervenuti il sindaco Mirco Gastaldon e Alberto Savio, segretario del Pd locale, e Maria Cocchiarella ha letto l’introduzione del libro di Ingroia.
Toccante il ricordo dei “maestri” Falcone e Borsellino. Con quest’ultimo in particolare il giudice ha condiviso molta parte delle sue esperienze a cavallo del 1990, collaborando alle inchieste di mafia, ma anche vivendo la vita di ogni giorno prima a Marsala, dove vivevano nello stesso condominio, e poi a Palermo, fino alla strage di Via D’Amelio. Proprio su questa strage il dottor Ingroia ha dichiarato che la tempistica e la modalità hanno da subito fatto ritenere che non solo mafiosa fosse la matrice, e che questo omicidio avesse caratteristiche diverse dalla strage di Capaci di pochi mesi prima.
Sull’attualità, il procuratore ha detto chiaramente che la cosiddetta “riforma” epocale della giustizia è in realtà una “controriforma”, e, se sarà portata a termine, sarà un colpo mortale all’indipendenza dei pubblici ministeri, i quali devono essere liberi di indagare sui reati senza condizionamenti politici. La riforma mira invece ad assoggettare gli organi inquirenti al potere politico, limitandone lo spazio di manovra. Per alcuni politici, abituati al malaffare, “i magistrati sono un intralcio, una presenza sgradita”.
Ingroia ha dichiarato anche che gli attacchi mossi alla magistratura hanno raggiunto una frequenza e un’intensità altissima. Ricordano gli attacchi subiti da Falcone e Borsellino. Proprio Falcone dichiarò che la mafia ti fa fuori isolandoti, prima ancora di ucciderti.
Tuttavia fu proprio il terribile sacrificio dei due giudici a far nascere una nuova coscienza civile e un atteggiamento di ostilità diffusa nei confronti della mafia che è un po’ la “scorta civile” che fa ben sperare per il futuro dei magistrati più esposti nella lotta al crimine organizzato.
Tra gli episodi raccontati ieri sera, quello descritto anche nel libro, il 53esimo compleanno di Giovanni Falcone, durante il quale Paolo Borsellino, che aveva un anno di meno, espresse una fatale premonizione: suo padre e suo nonno erano entrambi morti a 52 anni. Di lì a poco le due stragi che li uccisero entrambi, accomunando Paolo Borsellino alla sorte del padre e del nonno. Ingroia, da persona ironica qual è, ha scherzato sul fatto che ha proprio 52 anni pure lui, ma per fortuna ha un padre novantenne…
Ma non ha saputo trattenere la commozione nel ricordo del sacrificio dei due magistrati, quando ha detto che la loro morte non è stata inutile. Se in Sicilia si respira da anni un’aria diversa, è grazie alle stragi di Capaci e di via d’Amelio.
Ingroia ha raccontato anche la storia della “testimone di giustizia” Rita Atria, che dopo essersi ribellata alla famiglia mafiosa si suicidò dopo la morte del suo protettore Paolo Borsellino.
Il giudice ha risposto poi alle domande di Viafora sul caso d’attualità “Ciancimino”, strumentalizzato solo al fine di gettare discredito sul suo operato, e ha raccontato i risvolti quasi comici dell’interrogatorio al Presidente Berlusconi a Palazzo Chigi, con gli avvocati difensori a fare gli onori di casa e i pubblici ministeri fatti uscire da una porta secondaria per lasciare il palcoscenico dei media a Ghedini e colleghi.
Al termine il giudice Ingroia ha autografato i libri dei lettori e ha lasciato il Ramin con la sua numerosa scorta, con la quale convive ormai da vent’anni.
Una serata molto interessante, anche divertente e a tratti toccante. Per conoscere da vicino il fenomeno mafioso. Perché la mafia si vince, come scrisse la giovane Rita Atria nel suo diario, sconfiggendo innanzitutto la mafia che è in ognuno di noi.
LA PHOTOGALLERY (foto di Claudio Amato)
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