Padova, 12 marzo 2011
Caro Presidente,
ti scrivo per festeggiare insieme l’Unità d’Italia. Per dirla con Gianni Morandi e Roberto Benigni, “stiamo uniti”.
Ti scrivo da uno scalino del Caffè Pedrocchi. L’8 Febbraio 1848 le truppe imperiali fecero fuoco sulla folla di studenti radunati proprio davanti allo storico Caffè per protestare contro la tirannia austriaca inneggiando all’Unità d’Italia. Un morto e molti feriti. Anche nei moti del 1820/1821 Padova ebbe un ruolo determinante, grazie a personalità eccellenti come Niccolò Tommaseo. Del 1848 dobbiamo ricordare un padovano illustre, Alberto Cavalletto, che molto fece per la libertà dei veneti e un giovane federalista convinto “la camicia rossa” Alberto Mario. Inizia così il percorso risorgimentale di Padova, un percorso che la rende protagonista e che culmina con l’ingresso in città delle truppe italiane il 12 Luglio 1866.
E’ questa la nostra Storia. Coraggiosa, giovane, intensa. Non è la Storia del Dio Po. È una Storia che parte da qui, da alcuni giovani. E sono gli stessi giovani del Piave, sono gli stessi giovani della Resistenza, sono gli stessi giovani che si sono battuti contro la violenza e il terrorismo, sono i giovani che oggi lottano per il loro futuro.
Vedi, Presidente, le identità territoriali non si sovrappongono, non si elidono, ma si intrecciano. Io mi sento padovano, veneto, italiano, europeo e cittadino del mondo. Perchè dobbiamo creare nuovi conflitti? Non ce ne sono già troppi in questo Mondo?
Presidente, cerca di essere uomo delle Istituzioni. Tu passerai, in fondo: come me, come tutti. Ma le Istituzioni restano. Siamo noi servitori delle Istituzioni, non il contrario. Tu sei un dipendente della Repubblica Italiana, prova a rileggere gli articoli tra il 114 e il 131 della nostra Costituzione è da quel titolo V che discende il ruolo che provvisoriamente occupi. Non puoi sputare continuamente nel piatto in cui mangi; ricorda che quello Stato su cui sputi – in perenne altalena e contraddizione tra federalismo e secessione – quello Stato lo occupate voi da 8 degli ultimi 10 anni. E allora, vediamo di essere seri. E cerca di esserci al Consiglio Regionale del 17 marzo, hai detto che vuoi lavorare quel giorno, quindi ti aspettiamo; durante gli altri giorni dell’anno non ti vediamo quasi mai in Consiglio, questa volta cerca di passare.
E poi, personalmente, ti invito il 25 marzo, alle 21, al Gran Teatro di Corso Australia per il concerto dei Nomadi. L’iniziativa è “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta” e – visto che all’apertura dell’anno accademico al Bo’ non avevi la coccarda – ora puoi recuperare con un tocco tricolore. Trovi nella busta una spilletta, l’ha creata Silvana Bortoluzzi, nonna di una giovane democratica, ed è stata distribuita dagli amici e dai compagni del circolo del Pd di Cadoneghe; come sai, ne hanno parlato Corrado Augias su Rai Tre e Beppe Severgnini sul Corriere. I fondi che continuano a raccogliere con queste spillette vanno alle popolazioni alluvionate. Già, le spillette tricolori per gli alluvionati: è questo il Veneto, il Veneto che sta in Italia, il Veneto solidale, che chiede aiuto ed ottiene aiuto.
Per le sfide che ci attendono, le sfide della globalizzazione, in un’Italia unita che lavora per un’Europa unita, questo è il Veneto che dobbiamo provare a costruire: più forte, più ricco di opportunità, più ricco di futuro. Non lasciamo che i nostri figli crescano nella paura e nell’angoscia per il domani.
Ti aspetto, anche tu, “fratello d’Italia”.
Con amicizia tricolore,
Piero Ruzzante
P.S.: oltre alla spilletta tricolore, ti allego due biglietti del concerto, per te e tua moglie.