25 ottobre 2012 – Il dibattito di queste ultime settimane sull’idea di riordino delle province e sulla creazione della città metropolitana deve articolarsi su questioni concrete. Due sono i temi su cui mi batto da quando sono amministratore pubblico: lo snellimento dei livelli decisionali e il superamento della estrema divisione del territorio.
Da qui si parte per disporre di strumenti più flessibili e moderni di decisione. La scelta dell’area metropolitana di Venezia rispetto all’accorpamento di province tra Padova e Rovigo vede infatti amministrazioni diverse per orientamento politico concordare però su una certa analisi dei bisogni espressi dal territorio. Mi sembra un elemento interessante, che dimostra una volontà di confronto fattiva e, direi, abbastanza innovativa rispetto al solito.
Concentrandosi sui temi di attualità pratica è facilmente comprensibile la potenzialità del concetto di città metropolitana. L’ipotesi Rovigo vuole costruire un’area di sviluppo futuro, l’ipotesi Venezia consente di rimuovere le difficoltà che frenano le forze di sviluppo in atto. Non mi sembra più efficace costringere un territorio che già soffre della cronica distanza tra politica e realtà ad adeguarsi ad un nuovo disegno amministrativo. Piuttosto, dal momento che finalmente si parla di cambiamento, quest’ultimo dovrà essere costruito quasi in modo sartoriale sui bisogni: quelli da lungo tempo emersi e, possibilmente, quelli emergenti (qui sì ci sarebbe lungimiranza e acume politico).
Istruzione, turismo, industria, servizi da sempre ci legano al territorio di Venezia. Non è questa la sede, ma chi deve esprimersi in merito può trovare interessante rifarsi a dati concreti a ricerche, tante, che si susseguono da tempo: sulla direttrice Padova-Venezia, si spostano le persone – lavoratori, studenti, turisti – le merci, i movimenti finanziari.
Rovigo, seppure vicina, non ha questa forza di attrazione storica, ma soprattutto non ha le potenzialità per acquisirla, stanti le risorse ipotizzabili per la pubblica amministrazione nei prossimi anni.
Sappiamo che le esigenze di un’area metropolitana in grado di crescere e competere richiedono risposte unitarie, condivise e di visione progettuale, che difficilmente possono nascere in territori eterogenei. Lo ha scritto anche il recente rapporto Ocse “Territorial Review: il caso di Venezia”: circa il 40% dell’economia di quest’area si localizza lungo l’asse Padova-Venezia.
Facciamo, allora, un veloce ragionamento pratico, per vedere cosa può comportare la scelta dell’Area Metropolitana Padova-Venezia, ad esempio per la mobilità e i trasporti: oltre a politiche tariffarie integrate, misure coordinate di disincentivazione del traffico privato a favore di quello pubblico (se più economico e veloce), ci sono le opportunità derivanti da due snodi di traffico importantissimi a livello internazionale, il porto e l’aeroporto di Venezia. Siamo certi di poter rinunciare all’idea che questi due terminal di traffico passeggeri e merci siano strategici per lo sviluppo dell’area Padova-Venezia? Ma per questo occorre lavorare ed entrare nella discussione: devono essere raccordati con un sistema di trasporto oggi esclusivamente privato.
Guardiamo ora quali scelte sono state invece privilegiate: quando sarà ultimata la continuazione della autostrada A31, che renderà possibile raggiungere velocemente la Bassa padovana dalla A4, la A13 Padova-Bologna perderà parte del suo valore e di ruolo come direttrice principale di traffico. E anche questo contribuirà a spostare l’asse di sviluppo strategico rispetto alla direttrice Padova-Rovigo.
L’ho detto e scritto più volte: per un capoluogo come Padova, quella della città metropolitana non è un’opzione, ma una necessità. Un percorso da concertare insieme per garantirci un futuro fatto di servizi puntuali, di opere pubbliche efficienti, di viabilità moderna e rispettosa della residenza, di scuole con programmi di qualità, di tutela ambientale e sviluppo sostenibile. E allora, se è giusto e urgente ripensare al modello di organizzazione ed erogazione territoriale dei servizi, della programmazione delle opere pubbliche, della pianificazione urbanistica, del tutelare la cultura, la sicurezza e l’ambiente, è giusto farlo aggregando realtà omogenee in grado di garantire ancora sviluppo ed attrazione. Padova e Venezia lo sono da sempre, non si può non accorgersene.
Mirco Gastaldon, sindaco di Cadoneghe.
Scarica e leggi la mozione approvata lo scorso lunedì 29 ottobre dal Consiglio Comunale di Cadoneghe