Rendere più funzionali e capillari i servizi ai cittadini, eliminare sprechi e inefficienze, accedere a risorse aggiuntive per i bilanci pubblici, ridurre sensibilmente i costi della politica, rendere più veloce il percorso decisionale per opere sovracomunali. In un momento storico in cui unioni, convenzioni e fusioni fra enti locali sono incentivate e promosse a livello legislativo, la posta in gioco è alta, così come gli obiettivi: migliorare l’efficienza della macchina amministrativa in una dimensione territoriale ottimale.
Nasce con queste prospettive l’idea di dare avvio ad uno studio di fattibilità finanziato dalla Regione Veneto per accorpare in un unico ente amministrativo i Comuni di Padova, Cadoneghe e Vigodarzere. Uno studio che nasce come diretta conseguenza del percorso di concertazione della programmazione infrastrutturale e dell’assetto del territorio condiviso negli ultimi anni dal Comune di Padova e da quelli della sua cintura urbana, percorso in seno al quale è nato anche il P.A.T.I. dell’Area Metropolitana e che vuole verificare quali possono essere i punti di forza dell’iniziativa e quali le debolezze.
Punti questi che poi saranno sottoposti ad amministratori e quindi alla cittadinanza dei paesi coinvolti nell’ottica di un percorso partecipato.
L’atto preliminare del progetto – il cui soggetto giuridico capofila è il Comune di Cadoneghe – è una convenzione che prevede come primo passo la realizzazione di uno studio di fattibilità per la fusione dei Comuni di Cadoneghe e Vigodarzere con il Comune di Padova, “in ragione della comunanza di tessuto socio-economico e della contiguità territoriale con il Comune capoluogo di Provincia”.
La convenzione tra i diversi enti coinvolti parteciperà al bando per l’assegnazione di un contributo regionale che coprirà in parte (nella misura massima del 70%) le spese sostenute per l’elaborazione del progetto di riorganizzazione e dello studio di fattibilità.
«Con questo studio – dice il sindaco di Cadoneghe, Mirco Gastaldon – si dimostra ancora una volta che le scelte più innovative possono essere proposte dal territorio prima che il riordino della pubblica amministrazione, necessario, venga imposto con riforme legislative nazionali. Innovazioni che aspettavamo dalla Conferenza della Città Metropolitana, che invece oggi langue in una contrapposizione politica che nulla produce se non un immobilismo di iniziative amministrative».