La Camera ha avviato l’iter per l’esame del disegno di legge sulle intercettazioni predisposto dalla maggioranza di governo. Si tratta di uno strumento d’indagine fondamentale per prevenire e controllare le attività illegali della criminalità organizzata, e di un dispositivo necessario a garantire una maggiore sicurezza dei cittadini. Il testo predisposto da Pdl e Lega và nella direzione opposta, limitandone fortemente le modalità di utilizzo con il paradossale risultato di favorire il crimine organizzato. Secondo il Ddl l’autorizzazione alle intercettazioni compete al tribunale del distretto in composizione collegiale. Significa che per ogni intercettazione telefonica, utenza, proroga, captazione ambientale, convalida e atto urgente adottato dal pm sarà necessario riunire un collegio di tre persone nella sede del distretto di Corte d’appello. Un’assurdità.
Il tutto viene aggravato dalla limitazione della possibilità di effettuare operazioni di intercettazione per reati gravi di criminalità organizzata, grazie all’abrogazione dell’articolo 13 della legge Falcone (n. 203/1991): i requisiti meno severi – sufficienti anziché gravi – che questa norma richiede per intercettare le reti del crimine organizzato, saranno previsti solo per delitti commessi con finalità di terrorismo, di associazione mafiosa e alcune ipotesi di associazione per delinquere. Rispetto alla legge Falcone restano esclusi il reato di costituzione di organizzazioni criminose stabili volte a perpetrare gravi reati comuni – tra cui usura, bancarotta, truffa (aggravate e non), corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, sfruttamento della prostituzione e della manodopera agricola – e in genere tutti i delitti commessi dalla criminalità organizzata.
L’effetto pratico è che per i magistrati e le Forze dell’ordine sarà più difficile perseguire questi reati. Il risultato, l’oscuramento dei risultati investigativi ottenuti, anche di recente, nelle inchieste sulle cosiddette cricche degli appalti. Il Ddl prevede poi ulteriori e ingiustificati limiti all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche in altri procedimenti. Sulle intercettazioni ambientali il provvedimento resta confuso e gravemente restrittivo degli attuali poteri investigativi. Per disporle occorre che nel luogo che si vuole sottoporre a controllo sia in corso l’attività criminosa. Un paletto illogico, giacché si richiede la flagranza del reato che da sola consente l’arresto. Sottoporre questo strumento agli stessi requisiti previsti per le intercettazioni significa, di fatto, voler indebolire le indagini. Il Ddl di Pdl e Lega conferma, ancora una volta, che la lotta alle mafie del governo si riduce a proclami propagandistici, smentiti in Parlamento.
Alessandro Naccarato, deputato del Partito Democratico.