Grande partecipazione in Sala Consiliare, lunedì 15 novembre, per il dibattito con il senatore del Pd Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione Lavoro del Senato e con il cons. regionale Mauro Bortoli. Prima della discussione è stato proiettato il reportage “PALUDE VENETA” di Maddalena Carlino di Youdem ed è stata illustrata l’iniziativa di raccolta fondi del Pd nazionale per l’emergenza alluvione e per la ricostruzione delle zone colpite.
Il segretario del Circolo Pd di Cadoneghe Alberto Savio ha introdotto il tema e ha dato la parola al Sindaco di Cadoneghe Mirco Gastaldon, che è intervenuto facendo il punto sulla situazione economica e sociale del nostro territorio, e al cons. prov. Paolo Giacon, che ha presentato il suo “Libro Bianco” sulla creazione di nuova impresa nella provincia di Padova.
All’incontro sono state invitate tutte le principali categorie economiche: hanno preso la parola Fernando Zilio, presidente Ascom e vicepres. Camera di Commercio di Padova, Marco Serraglio della Confesercenti, Matteo Rettore, segr. di CNA Padova, Moreno Favaron, presidente del Mandamento UPA di Vigonza-Cadoneghe, Claudio D’Ascanio, presidente CIA, Giordano Emo Capodilista, vicepres. di Confagricoltura, Marco Calaon, presidente Coldiretti, Ugo Campagnaro, presidente Confcooperative.
Dopo gli interventi del cons. regionale del Pd Mauro Bortoli e del senatore Tiziano Treu, hanno portato il loro contributo alla discussione anche il segretario di Veneto Stato Lodovico Pizzati e il vicepresidente nazionale vicario dei Giovani Artigiani UPA Sandro Venzo.

SINTESI DEGLI INTERVENTI (a cura di Lucia Vettore)

Alberto Savio, segretario Pd Cadoneghe
“Viviamo la più grave crisi economica degli ultimi 80 anni, eppure i media e la politica sembrano interessati a tutt’altro. La caduta del PIL del 5% nel 2009 ha significato per noi tornare ai livelli di 8 anni fa. Anche a Padova e nel Veneto il tessuto produttivo è in forte sofferenza e non ci sono segnali chiari di ripresa. Cresce la disoccupazione, soprattutto tra chi ha meno di 30 anni, cresce il numero di aziende in stato di crisi, cresce il numero di ore di Cassa Integrazione. Le famiglie si sono impoverite in questi anni e ci sono 11 milioni di italiani a rischio di povertà reale. L’Italia perde ogni giorno capacità di tenere le posizioni nei mercati internazionali, si presentano continuamente nuovi soggetti, nuove realtà produttive molto competitive, per prezzo e per qualità, in uno scenario economico che non è solo globale e anche velocissimo. E’ un mondo in cui chi si ferma è perduto.
E il governo che fa, in un contesto così problematico? Ha fatto proprio il motto di Andreotti: “Meglio Tirare a Campare che tirare le cuoia”. Non serve aggiungere altri numeri per capire che non siamo ancora guariti dalla febbre della crisi.
Le domande di questa sera sono:
– quali sono le vie d’uscita da questa situazione di forte declino non solo dell’Italia intera ma anche della nostra regione e della nostra provincia. Padova ha fatto registrare una caduta di PIL del 6,3% rispetto al 5% nazionale e su questo ha inciso molto il crollo dell’export, essendo la nostra realtà produttiva molto orientata alle esportazioni;
– che politiche dovrebbero attuare e cosa dovrebbero fare (e invece non fanno o fanno male) il governo, la regione, la provincia per stimolare nuova occupazione, la nascita di nuove imprese, una migliore capacità di competere per le aziende che già operano nel mercato;
– qual è la via migliore e più veloce per aumentare la capacità di spesa delle famiglie e ridare slancio al mercato interno? vendere in Cina è una bella prospettiva, ma quante aziende hanno onestamente i mezzi per farlo?
– come creare effettivamente le condizioni per superare i limiti delle nostre aziende, che ormai a detta di tutti, da Draghi alla Camusso, sono inadeguate alle sfide della competizione globale;
– quindi come agevolare la loro ricerca e l’innovazione (fondamentale ma la fanno in pochi), l’aggregazione (troppo piccole), la formazione (mancano a volte anche le competenze base, in termini di gestione d’impresa, di tecnologie, marketing, lingue straniere), la loro capitalizzazione, (servono i soldi per innovare e per competere).
Il Pd ha elaborato importanti proposte in tema di Fisco, Lavoro, rilancio delle Piccole e Medie Imprese. Un primo passo importante ma si tratta di nodi non più rinviabili. La politica ha il dovere di mettere questi temi al centro del dibattito, ricercare le soluzioni ed elaborare le strategie per il rilancio del lavoro e della nostra impresa.”
Mirco Gastaldon, sindaco di Cadoneghe
“A Cadoneghe si contano 725 persone in cerca di occupazione di età tra i 30 e i 40 anni. Anche nella zona industriale di Cadoneghe, che è la 3^ in ordine di grandezza della Provincia di Padova, sono apparsi ultimamente diversi cartelli con la scritta “affittasi”, segno che la crisi ha colpito duro anche in casa nostra.
C’è la necessità per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro o sono in Cassa Integrazione con scarse possibilità di ripresa, di ricollocarsi nel mercato del lavoro che cambia e bisogna riscoprire le possibilità di occupazione soprattutto nell’artigianato. A Cadoneghe la popolazione ha avuto una crescita più modesta che nei Comuni contermini, ma il dato preoccupante è che la crescita delle attività produttive ha subito un arresto tra il 2009 e il 2010. Anche lo sportello “Informalavoro” aperto da poco ha fatto registrare circa 70 domande di lavoro a fronte solo di tre aziende che si sono rivolte allo sportello per la ricerca di lavoratori. E’ necessario puntare sulla Green Economy, da questo ci possiamo aspettare uno sviluppo importante a breve e medio termine.
Il Comune, sul fronte del sostegno alle situazioni critiche dei nostri concittadini, si è proposto di dare aiuto ai casi in difficoltà mediante la concessione del prestito d’onore, ovvero un prestito di €. 1.800 da restituire in 24 rate mensili. La maggior parte di queste persone ha cominciato a rimborsare i prestiti. La situazione rimane di elevata gravità e richiede che si faccia rete per poter dare delle risposte concrete.”
Paolo Giacon, Consigliere provinciale e membro segreteria regionale PD delega a Ricerca e Università, autore del “Libro bianco sulla creazione di impresa e sull’innovazione nella provincia di Padova”
“Partendo dall’emergenza crisi, ci si è posti il problema della creazione di impresa. E’ un tema che interessa molto il Partito Democratico perché significa parlare di lavoro. Fare impresa è far lavorare anche gli altri: lavoro dipendente ed impresa sono le due facce della stessa medaglia. E anche se ci possono essere conflitti fra le due parti, un partito di sinistra è giusto che si (pre)occupi della creazione di impresa.
I fattori produttivi sono sempre gli stessi: terra, lavoro e capitale, cui si aggiunge con sempre maggiore peso la conoscenza. Se la terra è una risorsa limitata, il concetto di lavoro ha subito una evoluzione: non si intende più sfruttamento ma capitale umano. Mentre per quanto riguarda il capitale è confermato che una buona finanza è strumento fondamentale per la crescita dell’impresa.
Il compito della cultura politica è attualizzare questi fattori. Ci interessa prima di tutto l’aspetto sociale dell’impresa: il fatto che essa dà occupazione (quindi reddito per suoi i lavoratori), ma consente anche l’integrazione dei lavoratori, ed è per chi la promuove strumento di ascesa sociale in quanto dà la possibilità all’imprenditore di affermare se stesso dal punto di vista sociale.
Il Libro bianco vuole in primo luogo sollecitare la Provincia che non sta facendo nulla. E’ un modo per dire, come opposizione, cosa avremmo fatto al posto di chi sta ora al governo. Il libro nasce da un lavoro di analisi di esperienze fatte in molte realtà italiane, per ricavarne qualcosa di nuovo. Si è andati a raccogliere iniziative e proposte locali che hanno portato a formulare alla Regione alcune proposte immediatamente riadattabili: 1) chiusura di Veneto Innovazione che è un carrozzone (e potenziamento di Veneto Sviluppo); 2) dimezzare i fondi per ‘innovazione e destinare subito risorse ai dottorati di ricerca. Questo perché i fondi arrivano alle imprese con molto ritardo e con modalità clientelari, mentre l’assunzione di dottori di ricerca nelle aziende che in un secondo tempo possono anche pensare ad assumerli direttamente. 3) accorpamento dei parchi scientifici. A livello nazionale viene posta la necessità di proporre un modello di imprenditore vincente e di risolvere le problematiche fiscali.”
Fernando Zilio, presidente ASCOM
“I commercianti patiscono gli effetti della crisi e non capiscono quali strade devono percorrere per uscirne. L’Europa ha stabilito delle regole rigide, ma si trovano a confrontarsi con la Cina che non ha regole. Dopo la bolla speculativa, non si può vedere il futuro con ottimismo: la concorrenza è insopportabile e servono risposte serie come la riforma fiscale. Meno regole e più chiare. Le tasse vanno pagate da tutti. Non è corretto che chi ha basato la crescita della sua impresa sulla trasformazione del territorio traendone grandi benefici, adesso, con la crisi, delocalizzi. Questo è un problema che si aggiunge agli altri derivati dalla globalizzazione, che non è positiva per il mondo del commercio.”
Marco Serraglio, Confesercenti
“La tenuta dei consumi, di cui si parla, riguarda solo la grande distribuzione, nelle piccole imprese il calo è consistente. Le imprese in questi ultimi anni hanno investito in capitale umano, adesso hanno la necessità di aggregarsi con l’aiuto della P.A. per tornare ad esser competitive. Non ci sono gli ammortizzatori sociali per certe figure (professionisti, collaboratori, ecc.) e questo è un grosso freno alla ripresa del mercato interno. Un valido strumento per stimolare la crescita dei consumi è la defiscalizzazione della tredicesima. Bisogna potenziare il dialogo con i paesi locomotiva dell’Europa (Germania), no a un federalismo che porta per ora solo nuove tasse.”
Matteo Rettore, segretario CNA
“E’ crollata l’economia che era fondata sull’edilizia e sulla meccanica (vedi caso Carrier). Essendo la situazione economica profondamente diversa dal passato, è necessario che sia rivista la politica fiscale in modo da salvaguardare il settore produttivo, invece di continuare ad agevolare le rendite finanziarie.L’estensione degli ammortizzatori sociali è stata positiva, ma ora – in fase di uscita – devono essere rivisti.
E’ necessario creare nuova impresa “buona”. La politica delle partite Iva ha portato la lievitazione di figure solo apparentemente non subordinate. Bisogna accompagnare chi vuole fare impresa, specie i giovani che pure ci sono. Manca la politica che sappia dare delle risposte e sappia fornire un minimo di risorse da destinare nel senso giusto.”
Moreno Favaron, presidente mandamento UPA Cadoneghe-Vigonza
“Oggi prevale la microimpresa: non c’è più manifattura, ma solo servizi. Le regole valide per le grandi aziende per le piccole sono paradossi, non ci possono stare, specie adesso che stanno già pagando anche i costi della crisi. Quello dell’artigianato è un settore creativo che ha bisogno di regole specifiche per gli artigiani che sono lavoratori autonomi. Bisogna creare strumenti specifici per il settore.”
Claudio D’Ascanio, presidente CIA
“Noi abbiamo il dovere di difendere le imprese esistenti. Le imprese agricole in poco tempo si sono dimezzate. Nel settore agricolo non c’è reddito (meno 21% nel 2009, meno 7% nel 2010). I costi delle materie prima sono gli stessi degli altri settori, ma i prezzi dei prodotti agricoli li fanno gli altri. Nonostante ciò nell’agricoltura sono stati fatti investimenti ed innovazione. Preoccupano i pensionati di domani il cui reddito ridotto non consentirà di mantenere i consumi che in questo momento sono già stagnanti.
E’ necessario puntare sull’export colpendo i prodotti taroccati. Infine la logistica è insufficiente, abbiamo costi troppo elevati per i trasporti (vendiamo all’Olanda che esporta all’estero il 300% di quanto produce).
Ci sono alcune attività che vanno meglio (agriturismo, ecc), mentre per altri aspetti ci sono appesantimenti cospicui come nel caso dell’alluvione il fatto di dover smaltire le carcasse animali come rifiuti speciali, con costi molto elevati.
Giordano Emo Capodilista, Confagricoltura
“L’associazione rappresenta 3000 associati e il 65% circa della manodopera dipendente. Per stimolare la nascita di nuova impresa è necessaria un’opera di sburocratizzazione. Una volta l’Unione Europea difendeva i produttori nazionali con incentivi. L’agricoltura è un lavoro duro che aiuta a difendere e a preservare il territorio, per questo va considerata come un settore strategico. L’Europa allargata ha creato un grande mercato in cui le imprese agricole sono state trattate come multinazionali. C’è bisogno di aiuto e proposte di innovazione.”
Marco Calaon, presidente Coldiretti
“Locale e globale non sono due mondi diversi: bisogna capire questo per evitare di credersi ricchi e trovare invece nella nostra identità la capacità qualitativa dei prodotti locali. Bisogna fare le cose bene, meglio degli altri. La Coldiretti denuncia i prodotti taroccati, in Europa non c’è sufficiente tutela dei nostri prodotti. Bisogna pensare al territorio come valore che ci appartiene, da lasciare a chi vivrà dopo di noi. E’ necessario difendere la qualità del made in Italy.”
Ugo Campagnaro, presidente Confcooperative
“Il mondo delle cooperative è sempre l’ultimo chiamato in causa e la foglia di fico quando le cose vanno male. L’andamento delle cooperative è anticiclico (aumentano la loro attività quando l’economia va male). Dovrebbero essere maggiormente considerate nella programmazione. Il 60/80% dei prodotti agricoli e della pesca viene trattato dalle cooperative e la loro attività si va espandendo i molti settori. Sarebbe necessario capire meglio il loro funzionamento, mentre si ha una visione ideologica da parte della politica, e viene usata in modo strumentale per sfruttare il lavoro (vedi cooperative sociali che in Veneto sono 150 e svolgono il lavoro più sottopagato soprattutto per la P.A.).”
Senatore Tiziano Treu, Partito Democratico
“Il paese Italia ha molte energie che bisogna tirar fuori. In un periodo di crisi economica c’è bisogno di buon governo. Il nostro ha invece teorizzato il non intervento (Tremonti) e ora c’è la crisi politica a complicare ulteriormente il quadro.
Molte cose dipendono dalla globalizzazione e non sono modificabili, ma è possibile intervenire nei livelli sottostanti. Si è detto all’inizio che la crisi non c’era.
Ma già il governo Prodi stava anticipando temi che si stanno affrontando oggi: come per l’alluvione certe conseguenze erano prevedibili. Oggi la proposta del PD è risarcimento e misure per evitare che succeda di nuovo.
Oggi è importante occuparsi di impresa e lavoro, nel senso del tessuto produttivo. Il Veneto ha avuto 65 anni di crescita, quindi non è il caso di pensare in modo disfattista. La Germania che ha un governo del fare sta uscendo dalla crisi: non ha tagliato né educazione, né ricerca e ha dato soldi per i consumi. Sta crescendo ed aumenta l’occupazione.
La Cina pone problemi per due motivi: hanno superato gli USA in computer e nuove tecnologie; 2) bypassano le regole. Bisogna fare di più per difendere i nostri prodotti.
In Italia possiamo reagire su alcuni punti: ci sono molti disegni di legge presentati dal Partito Democratico e il governo dovrebbe fare di più per l’economia italiana.
Il PD ritiene che si debba prendere in mano la situazione con un governo di emergenza con queste finalità: 1) dare un aiuto al credito per le imprese (il fondo per le piccole imprese di Tremonti, dopo due anni, decolla solo adesso); 2) sostegno ai redditi delle famiglie per incentivare i consumi; 3) interventi su investimenti delle imprese, sulle infrastrutture e politiche industriali (Bersani quando era ministro aveva fatto un piano Industria 2015 che prevedeva il potenziamento di alcuni filoni produttivi); 4) interventi fiscali per favorire le imprese; 5) semplificazione normativa.
Occorre guardare alle parti sociali promuovendo tavoli di concertazione, da riproporre anche a livello locale. Le tasse ai ricchi le hanno applicate anche in Inghilterra.
La Corte dei Conti valuta in 60 mld di euro i costi da illegalità ed evasione fiscale (la tracciabilità dei pagamenti è stata reintrodotta, dopo che era stata eliminata all’inizio legislatura dal governo Berlusconi). I tagli del governo non hanno tuttavia ridotto le spese correnti (oltre 30 mld).
Se si mettono le mani in questi settori, si ottengono le risorse per fare quello che hanno fatto gli altri paesi per uscire dalla crisi, ovvero investire sul futuro.”
Mauro Bortoli, consigliere regionale Partito Democratico
“Mentre la crisi imporrà di intervenire nella ricostruzione dell’economia, nella 3^ commissione (lavoro e attività produttive) del Consiglio Regionale di cui faccio parte, il governo regionale lega-pdl avanza progetti del tutto propagandistici e ideologici. Non c’è interesse per i temi importanti, come ad esempio l’impegno sulla questione degli ammortizzatori, scarso è l’interesse per l’innovazione.
Bisogna decidere le priorità: i parchi scientifici non possono essere ridotti o a salotti buoni o finte società immobiliari. Bisogna sopprimere gli enti inutili come Veneto Innovazione, mentre Veneto Sviluppo deve essere riformato. Serve la ridefinizione dei distretti industriali. Bisogna salvaguardare il tessuto produttivo, e penso che sia utile conservare una parte di manifatturiero.”