Nel circuito dei media, i temi del lavoro e dell’impresa hanno sempre meno risalto. Lo spazio è monopolizzato dagli scandali di palazzo, dalle beghe di potere, dalla cronaca nera. Eppure stiamo vivendo sulla nostra pelle gli effetti della peggiore crisi economica dal dopoguerra a oggi: una crisi senza precedenti, che ha colpito alle fondamenta il sistema produttivo del nostro paese e sta determinando situazioni di disagio sociale molto diffuso.
Le aziende sono sotto pressione, hanno ormai dato fondo a ogni riserva e non vedono una ripresa a breve, né a medio termine. Ai crolli dei fatturati registrati in particolare nel 2009 (-19,3% la produzione e -18,6% il fatturato industriale nel 2009 sul 2008), non è corrisposto un alleggerimento dei costi di produzione e della pressione fiscale.
I riflessi sull’occupazione sono stati drammatici: il tasso di disoccupazione è salito nella provincia di Padova nel 2009 al 4,3% dal 3,5% di un anno prima. I primi a pagare il prezzo sono stati tutti i lavoratori (soprattutto giovani) con contratti a tempo. Le ore di cassa integrazione sono in costante aumento (+400% il 2009 sul 2008). Ed è uno scenario molto incerto quello che si profila anche per i prossimi mesi. Il numero di imprese venete segnalate in situazione di difficoltà nel corso del 2010 (1.075 nei primi 8 mesi dell’anno, 121 a settembre) risulta superiore a quello dell’analogo periodo dell’anno precedente (851, 109 a settembre 2009), con 23 mila lavoratori coinvolti (fonte: Veneto Lavoro).
Attribuire tutto questo a una lunga e ineluttabile fase congiunturale, che coinvolge l’Italia al pari di tutti i paesi occidentali, chi più chi meno, è una posizione di comodo, spiega solo in minima parte la situazione e non è utile a costruire vie d’uscita. E’ come parlare delle calamità naturali (come la drammatica alluvione di questi giorni) senza interrogarsi sulle responsabilità di chi ha avuto in questi decenni le redini del governo del territorio.
Oggi questa lettura dei fatti non è più accettabile. Abbiamo perso (e stiamo perdendo) terreno rispetto ai nostri principali partner europei.
La politica può e deve fare molto per stimolare la nascita di nuove imprese e nel contempo l’innovazione, la trasformazione e l’aggregazione delle imprese già esistenti. Il processo di aggregazione è cruciale, lo ha di recente sottolineato anche il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. In Italia il 98% delle aziende ha meno di 10 addetti e assorbe la metà del lavoro dipendente privato. Saranno in grado queste aziende di affrontare le difficili sfide competitive di un mercato sempre più globale, che richiede specializzazioni e competenze avanzate?
Da una parte le nostre piccole e medie aziende vanno aiutate a crescere, ad aggregarsi, a competere, perché la ricerca di nuovi mercati è una grande opportunità su cui costruire il rilancio della nostra economia. Dall’altra va stimolata una ripresa del mercato interno, aumentando la capacità di spesa dei segmenti sociali oggi in forte sofferenza (giovani, famiglie). Sono due fattori fondamentali per creare nuova occupazione e nuovo benessere.
Un mese fa, all’Assemblea Nazionale di Busto Arsizio, il Partito Democratico ha elaborato importanti proposte per il rilancio delle nostre imprese e dell’occupazione, prendendo in considerazione aspetti fondamentali come la capitalizzazione, i pagamenti, i rapporti con le banche e la Pubblica Amministrazione, il sostegno alla formazione permanente, la nascita di nuove imprese, la ricerca e l’innovazione, l’internazionalizzazione, e un nuovo “patto fiscale”.
Di queste proposte parleremo Lunedì 15 novembre 2010 alle ore 20,45 con il sindaco di Cadoneghe Mirco Gastaldon, con il consigliere provinciale Paolo Giacon, che illustrerà il contenuto del suo “LIBRO BIANCO SULLA CREAZIONE DI IMPRESA E SULL’INNOVAZIONE NELLA PROVINCIA DI PADOVA”, con il consigliere regionale Mauro Bortoli, componente della III commissione (artigianato, commercio, industria, lavoro) e IV commissione consiliare (agricoltura), e con Tiziano Treu, senatore del Pd, vicepresidente della XI Commissione Lavoro, previdenza sociale del Senato, già Ministro del Lavoro e Ministro dei Trasporti della Repubblica.
Abbiamo invitato al dibattito i rappresentanti delle maggiori associazioni delle categorie produttive (imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, cooperative) e delle organizzazioni sindacali. Abbiamo ricevuto molte adesioni e altre ne arriveranno nei prossimi giorni. Ci sembra un’occasione importante per rimettere finalmente al centro il futuro del nostro lavoro e delle nostre aziende.